Uno studio condotto dal LICOS di Leuven (Belgio), dalla Utrecht University e dal The Europe Center della Stanford University, emerge come le Indicazioni Geografiche europee siano associate a contenuti inferiori di additivi alimentari e una probabilità inferiore di essere ultra-processati.

La strategia “Farm to Fork” dell’UE mira a promuovere diete più sane che includano cibi più nutrienti e naturali invece di prodotti ultra-processati. Sebbene diversi produttori di alimenti a Indicazione Geografica (IG) come il Prosciutto di Parma DOP pubblicizzino i loro prodotti come artigianali e sani, si sa ancora poco se le IG possano contribuire a queste ambizioni.

Pertanto, questo studio esamina la qualità nutrizionale e la composizione alimentare delle IG rispetto alle non IG.

Sono stati analizzati oltre 6.000 formaggi e carni preparate commercializzate in Francia. Lo studio evidenzia come, secondo il Nutri-Score, in queste categorie alimentari, le IG sono associate a una qualità nutrizionale inferiore. Pertanto, le normative sulle IG potrebbero dover facilitare le riformulazioni dei prodotti orientate alla salute.

Contrariamente a quanto sostiene la metrica del Nutri-Score, lo studio evidenzia un legame positivo tra prodotti a Indicazione Geografica e qualità nutrizionale: scopriamo che le IG nelle categorie considerate (latticini e carne) tendono ad avere meno probabilità di contenere additivi alimentari e di essere ultra-processate.

Tuttavia, questo sembra essere più vero per le Denominazioni di Origine Protette che per le Indicazioni Geografiche Protette. Pertanto, le norme armonizzate sugli additivi potrebbero rafforzare il carattere naturale delle IG.