Sicilia DOP: l’operazione ha fatto del “brand” Sicilia un volano di rilancio per il settore, oggi conosciuto e apprezzato in tutto il mondo ma un tempo dominato dal vino sfuso a bassa redditività
C’era una volta il vino sfuso. Due grandi operazioni hanno cambiato, in meglio, il volto (e il business) della vitivinicoltura siciliana.
La prima è il Sicilia DOP, una denominazione unica per la Regione che raggruppa 11mila ettari di vigneti con più di 3mila produttori e 90 milioni di bottiglie prodotte, partita nel 2012 con la fondazione del Consorzio. Un’operazione che ha fatto del “brand” Sicilia, conosciuto in tutto il mondo, un volano per il rilancio del settore.
L’altra operazione è l’Etna DOP da 6 milioni di bottiglie prodotte su 1.200 ettari di vigneti e un fatturato realizzato per oil 40% all’estero. Con un occhio di riguardo all’espansione dell’enoturismo, il turismo del vino in grande crescita nella Regione.
Secondo i dati dell’osservatorio sulla competitività delle Regioni del Vino, realizzato da Nomisma Wine Monitor in collaborazione con UniCredit e presentato nelle scorse settimane a Palermo, nel 2024 l’export dei bianchi DOP siciliani è ulteriormente cresciuto dell’8,9%, dopo il +7,8% in valore registrato nel 2023. In senso opposto sono andati i rossi DOP siciliani che hanno accusato, per due anni di fila, una riduzione nell’export (-4,5% nel 2023, -2,9% nel 2024).
Focalizzando l’attenzione sui top 10 mercati di destinazione, per i bianchi DOP siciliani l’export 2024 è cresciuto del 37% nel Regno Unito, del 34% in Russia, del 12% in Germania e per l’11% sia in Canada che negli Usa. Per i rossi DOP Siciliani, pur in un contesto di calo complessivo, si registra una crescita in Canada (+22%), Russia (+17%), Paesi Bassi (+8%) e Stati Uniti (+6%).
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Fonte: Il Sole 24 Ore.it