Grazie alle DOP le stalle hanno guadagnato valore: un litro di latte destinato al Parmigiano Reggiano DOP vale oggi il 50% in più. Dalla pasta ai formaggi, i prodotti emblema della tavola italiana al centro di un panel domenica al Mudec

La produzione made in Italy di latte e di formaggi, dal Dopoguerra a oggi, è più che triplicata. E grazie alle Dop ha guadagnato valore: un litro di latte destinato al Parmigiano Reggiano vale oggi circa il 50% in più rispetto a quello non destinato a una denominazione protetta. I dati arrivano dalla Coldiretti, che ha ripercorso ottant’anni di storia del comparto lattiero-caseario nel nostro Paese.

In Italia, dicono i numeri, alla fine degli anni Quaranta la produzione di latte bovino viaggiava sotto i 4 milioni di tonnellate, di cui meno della metà veniva trasformato. Oggi, invece, la produzione ha ormai superato i 13 milioni di tonnellate di latte bovino, con una concentrazione sempre più marcata nelle regioni del Nord: Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte.

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Ma la vera rivoluzione che ha consentito all’allevamento italiano di conquistare primati internazionali, sostiene la Coldiretti, è stata la scelta di valorizzare la produzione attraverso l’etichettatura d’origine e le Dop.

La denominazione d’origine del Parmigiano Reggiano risale al 1934,quella del Grana Padano invece a11954: oggi gran parte dei produttori di latte italiani si regge proprio su quel sistema costruito attorno alle Dop. Nel 2015 la fine delle quote latte ha segnato un crollo dei prezzi al mercato, che ha però innescato in Italia l’arrivo dell’etichetta di origine per latte e formaggi, la quale ha permesso di recuperare valore e rafforzare l’identità del prodotto italiano, consentendo ai consumatori di conoscere la provenienza del latte e dei derivati.

Il latte, da semplice materia prima, è diventato “latte italiano”, un ingrediente identitario. Parmigiano Reggiano e Grana Padano si producono esclusivamente con latte proveniente dalle rispettive aree d’origine, e lo stesso vale per molti altri formaggi e prodotti lattiero-caseari.

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Fonte: Il Sole 24 Ore