Nel corso degli ultimi dieci anni i prezzi e le compravendite immobiliari nelle località dove si producono vini di qualità sono cresciuti più della media nazionale. In testa ci sono aree del Piemonte, Toscana, Veneto ma anche di Sardegna e Sicilia
Qualità del vino e qualità della vita stanno creando una nuova nicchia del mercato immobiliare italiano. Ed è un fenomeno dai tratti positivi, destinato a durare e di cui nel tempo potranno beneficiare tanti piccoli centri. «Secondo le nostre rilevazioni prezzi e compravendite residenziali nelle località dove si producono vini di alta qualità sono cresciuti più della media nazionale negli ultimi dieci anni», sottolinea Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari. Come si evidenzia nell’elaborazione condotta da Scenari Immobiliari per Il Sole 24 Ore quei centri dove sono localizzati vigneti di qualità hanno registrato un aumento in media dell’82,4% dei prezzi delle abitazioni ma ci sono paesi del Piemonte, della Toscana, del Veneto, di Sardegna e Sicilia dove gli incrementi toccano nel caso della Sardegna il +200%, della Toscana il +162% e in Piemonte il +142%. Sicuramente il “turismo enologico” in forte sviluppo genera flussi significativi verso le cantine più note.
Turismo dei borghi
«Questo aiuta il marketing urbano e fa conoscere luoghi secondari rispetto a località più note – aggiunge Breglia -. Spesso si tratta di borghi intatti, con un buon patrimonio immobiliare e ormai ben serviti dalle infrastrutture. Ai primi posti resta sempre la zona del Chianti, che da un secolo ha turismo enologico. Ma cresce l’interesse verso la Maremma, i colli veneti e le aree interne della Sicilia».
Se infatti è indubbio che alla base c’è l’attrattività della terra e dei vigneti, altri elementi stanno via via assumendo un ruolo decisivo nella valorizzazione dei luoghi dove poi non solo si coltiva ma si vive o si va in vacanza. «I vigneti italiani, soprattutto nelle zone di pregio continuano ad aumentare di valore, nonostante il calo globale del consumo divino e gli investitori puntano su denominazioni prestigiose e limitate, come Barolo, Brunello e Bolgheri, per speculazioni a lungo termine», spiega Alberto Vigada, Consumer Goods & Retail Leader di PwC Strategy & Italia.
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Fonte: Il Sole 24 Ore


