Resilienza idrica contro la siccità. L’Ocse raccomanda sistemi di irrigazione a goccia, tariffe adeguate e pratiche innovative in agricoltura e pianificazione urbana. La Ue si impegna a migliorare l’efficienza idrica del 10% entro il 2030.
Ondate di caldo estremo, siccità in aumento, ma anche volatilità delle precipitazioni, con bombe d’acqua impreviste che flagellano le citta e distruggono i raccolti: è la nuova normalità legata alla crisi del clima, a cui ci dobbiamo abituare.
In base al Global Drought Outlook dell’Ocse, la superficie terrestre esposta al rischio siccità è raddoppiata nel giro di un secolo, ormai è il 40% delle terre emerse, con una drastica impennata negli ultimi decenni.
«L’impatto economico della siccità oggi è sei volte superiore rispetto all’anno 2000 e i costi sono destinati a salire ancora, aumentando almeno del 35% da qui al 2035», precisa Jo Tyndall, direttore della direzione Ambiente dell’Organizzazione.
Le zone in cui la siccità è più frequente e intensa sono l’Ovest degli Stati Uniti, il Sud America, l’Europa meridionale, l’Australia meridionale, l’Africa settentrionale e la Russia.
L’Ocse stima che una singola ondata di siccità può arrivare a costare tra lo 0,1% e l’1% del Pil di una nazione, a seconda di quanto il suo sistema economico sia dipendente dall’agricoltura o dall’energia idroelettrica. La siccità determina l’aumento dei prezzi, aggrava la povertà e causa migrazioni di massa. Incide su molti settori chiave dell’economia, anche se l’agricoltura è il settore che ne risente di più, dal momento che impiega quasi il 70% dell’acqua dolce disponibile nell’irrigazione dei campi. I raccolti possono calare anche del 22% negli anni siccitosi. Proprio per queste ampie ricadute, la siccità potrebbe spazzare via quasi il 15% della produzione economica dell’Eurozona, secondo uno studio della Bce.
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Soluzioni?
Il rapporto Ocse suggerisce tre strategie interconnesse da applicare per combattere la siccità. Il primo punto riguarda i sistemi d’irrigazione, che andrebbero riconvertiti in sistemi a goccia, perché questi possono tagliare di quasi il 76% il consumo di acqua in alcune aree geografiche, senza intaccare le rese. In secondo luogo, l’Ocse raccomanda una riforma della tariffazione dell’acqua, adeguandola al valore reale della risorsa e dei costi ambientali per erogarla. Terzo, il rapporto sottolinea l’urgenza di considerare sempre l’acqua nel quadro dei piani di adattamento al clima attraverso strategie basate sulla natura che comprendano agricoltura, energia e pianificazione urbanistica.
Le soluzioni a breve termine come la desalinizzazione o l’estrazione eccessiva di acqua dal sottosuolo, invece, possono causare problemi sia di natura economica che ecologica. I livelli delle falde acquifere, infatti, stanno diminuendo (il 62% di quelle monitorate) e molti fiumi subiscono significative riduzioni della portata.
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Fonte: Il Sole 24 Ore