La denominazione, stabile per l’imbottigliato, arriva al 50% di sostenibilità in vigna e fa leva sull’enoturismo per promuovere il territorio. Continuano le azioni promozionali all’estero per aumentare l’export.
Con i suoi 2600 ettari vitati, la DOP interregionale Lugana, che si estende su quattro comuni bresciani e uno veronese, ha visto una crescita di superficie vitata del 270% circa dagli anni Duemila. Aumenta anche il valore dei terreni, +8% nel 2023 e circa 340mila euro a ettaro. Ad oggi il prezzo dello sfuso è a 5 euro al litro (nel 2020 era a 2 euro) e quello delle uve è 2,2 euro. Questa crescita va contestualizzata in un’annata particolarmente difficile, con una perdita del 30% delle uve. L’imbottigliato in sei anni è cresciuto del 58%, anche se da tre anni si è stabilizzato attorno a 28 milioni di bottiglie (nel 2023 27 milioni e 750mila). “Il nostro obiettivo – spiega Fabio Zenato, presidente del Consorzio Lugana – non è quantitativo, ma valoriale: la crescita a valore dell’8% rientra nei nostri intenti”. Posizionamento, quindi, cercando di tenere sempre alta l’asticella su una fascia medio-alta.
Giro d’affari e vocazione internazionale
Zenato afferma che la Denominazione sviluppa un giro d’affari di 200 milioni di euro. La posizione d’altronde è strategica: il Lugana Doc abbraccia il lago di Garda, dal forte indotto turistico. “Abbiamo formato i nostri associati all’enoturismo – continua Zenato – attraverso dei corsi mirati, in un contesto più ampio di valorizzazione territoriale. Considerando la nostra indole d’imprese familiari (circa il 90%, senza nessuna presenza diretta in loco delle cantine sociali) siamo naturalmente portati all’accoglienza”.
L’export è del 60% in 60 Paesi, principalmente Germania, Svizzera, Benelux. Il mercato domestico, suddiviso al 60% nel canale Horeca e al 40% in Gdo, non è un mercato secondario: il consorzio si sta infatti promuovendo nelle principali città italiane. “Dobbiamo diversificare la presenza nei mercati mondiali”, afferma Zenato. “La linea ‘lagocentrica’ – che tanto ci regala tra cultura, storia del vino, morfologia, clima e vigneti sostenibili (50%) – dà vita all’autoctono turbiana, da cui nasce un vino moderno e immediato ma anche longevo, e va maggiormente conosciuta dal consumatore”. Il consorzio ha da poco attivato un osservatorio economico (da implementare) nella logica di una strategia complessiva.
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Enoturismo: attrattività ed esperienza memoriale
“Siamo partiti con il desiderio di seguire lo slogan ‘Vedi Cosa Bevi’ del Movimento Turismo del Vino, di cui facciamo parte”, spiega Giovanna Prandini, presidente di Perla del Garda. “Poi ci siamo strutturati con uno staff formato, poliglotta, per creare esperienze differenti, che vanno dalla classica degustazione in cantina ai pic nic, tour in vigneto e in cantina, visita culturale ad opere artistiche”. Perla del Garda, con i suoi 40 ettari vitati e 300mila bottiglie prodotte, è una realtà in crescita. La produzione sale del 24,5%, il fatturato di 1,8 milioni è aumentato del 14,75 per cento. L’export è al 35,5%, con la presenza in nove Paesi. Nel mercato domestico l’Horeca è al 60%, la Gdo al 17,5%, il resto vendita ai privati.
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Fonte: Pambianconews.com