Indicazioni Geografiche: 13.000 alimenti trasformati contengono ingredienti italiani DOP o IGP. Fondazione Qualivita fornisce un’analisi approfondita del loro diffuso valore di mercato e del loro sfruttamento illecito
Dal gelato di Sammontana con Cioccolata di Modica IGP, alla Fanta con Arance Rosse di Sicilia IGP, dal Pesto Genovese di Barilla con Parmigiano Reggiano DOP alla pasta ripiena di Giovanni Rana con Gorgonzola DOP. Negli ultimi anni, molte aziende alimentari – produttori artigianali, PMI e grandi aziende – hanno deciso di aggiungere ingredienti DOP o IGP ai loro prodotti, riscuotendo un grande successo di mercato, come rivela un recente studio della Fondazione Qualivita, l’associazione italiana finalizzata alla promozione degli alimenti DOP e IGP di alta qualità.
Complessivamente si stima che la produzione DOP e IGP per l’industria alimentare trasformata valga 260 milioni di euro, superando il miliardo di euro per l’industria alimentare e la produzione alimentare artigianale. II evidenzia inoltre che il 68% dei Consorzi di tutela ha concesso – almeno una volta – l’autorizzazione all’utilizzo di un’Indicazione Geografica (IG) come ingrediente (73% per gli alimenti e 58% per il vino). Nel corso degli anni sono state rilasciate 13.000 autorizzazioni sia dai Consorzi che dal Ministero dell’Agricoltura italiano.
Ma dove sono maggiormente utilizzate DOP e IGP? Al primo posto li troviamo nei condimenti (42% dei Gl coinvolti) e primi piatti (41%), seguono le carni (33%) e i dolci (31%). Formaggi e gelati si attestano al 25%; marmellate, pizze e bevande al 23%. Lo studio mostra anche un `primato` italiano in termini di regolamentazione: l’Italia è l’unico Paese ad aver introdotto un meccanismo autorizzativo per i Consorzi riconosciuti per dare maggiore tutela a Gls. L’Italia detiene un altro primato: è il primo produttore mondiale di alimenti e vini Dop e Igp, con 840 filiere di qualità certificata che coinvolgono 180.000 operatori per una produzione complessiva di quasi 17 miliardi di euro.
Accanto a questo “pilastro” del sistema agroalimentare, c’è un altro settore strategico per la nostra economia: quello dell’industria alimentare e delle produzioni artigianali italiane, che conta più di 81.600 imprese e genera un fatturato di 145 miliardi di euro. marmellate, pizze e bevande al 23%.
L’analisi mostra un quadro normativo europeo frammentato, senza condizioni comunemente concordate per l’utilizzo di DOP e IGP nella composizione – intesa come la quantità minima di 01 che un prodotto può contenere affinché questo ingrediente possa essere definito come ‘caratterizzante’ – ma anche nell’etichettatura, presentazione e pubblicità dei prodotti alimentari che contengono DOP e IGP come ingredienti. Lo studio ha anche analizzato i principali utilizzatori illeciti di IG, come lo sfruttamento indebito della loro reputazione, l’evocazione di pubblicità falsa e ingannevole su qualità essenziali, la mancanza di autorizzazione, la violazione del requisito quantitativo minimo concordato e l’indebito sfruttamento dell’identità visiva o della reputazione.
Fonte: Italian FOOD