Secondo il Monitor di Intesa Sanpaolo, i distretti lattiero-caseari sono l’eccellenza: realtà fortemente radicate nei territori di origine, con indice di specializzazione elevato.
I distretti agro-alimentari italiani rappresentano, in termini circa il 45% dell`export agro-alimentare italiano: nel 2019 i flussi di vendite all`estero hanno superato í 19,7 miliardi di euro su un totale di oltre 44 miliardi; nel terzo trimestre del 2020 hanno raggiunto i 5 miliardi di euro, in crescita del 2,3% rispetto al terzo trimestre 2019 (+3,1% tendenziale nei primi nove mesi del 2020).
Nell`ambito dei distretti monitorati da Intesa Sanpaolo nel Monitor distretti Agro-alimentari, la filiera del lattiero-caseario, con i suoi cinque distretti (lattiero-caseario della Lombardia sudorientale, Mozzarella di Bufala Campana DOP, lattiero-caseario di Reggio Emilia, lattiero-caseario parmense e lattiero- caseario sardo) rappresenta poco meno del 10% del totale esportazioni distrettuali agro-alimentari.
I valori hanno sfiorato 1,8 miliardi nel 2019 con un rialzo rispetto al 2008 di oltre il 66% (+7,7% tendenziale nel 2019). I cinque distretti rappresentano circa il 47% dei 3,8 miliardi esportati nel 2019 dall`intero comparto lattiero-caseario italiano (codice ateco 10.5).
Mauro Rosati, direttore di Qualivita e Consortium precisa che: “Al di là dei valori economici del settore, quello che vale la pena sottolineare è la diffusione nel territorio nazionale delle produzioni DOP/IGP: 17 regioni su 20 presentano filiere casearie certificate e, di queste, ben 15 hanno registrato negli ultimi 3 anni una crescita dell`impatto economico locale generato dai formaggi DOP. Si tratta, perciò, di un sistema che caratterizza tutto il Paese e genera una ricchezza diffusa nel territorio nazionale, anche se indubbiamente è forte la concentrazione del valore in alcune aree”.
La produzione di formaggi vaccini del nord Italia è il patrimonio decisamente più rilevante per numero di filiere, produzione e valore generato, basti pensare che i distretti di Emilia-Romagna e Lombardia concentrano oltre i due terzi del valore dei formaggi DOP/IGP, grazie alle grandi produzioni DOP del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano. Ai sud Italia si trova invece uno dei prodotti simbolo della produzione DOP casearia italiana, la Mozzarella di bufala campana, al centro di un comparto di grande rilevanza nell`economia locale, anche grazie alla capacità del consorzio di tutela di impostare azioni sinergiche di sviluppo e promozione, con forti segnali in termini di coesione per le imprese.
Fra i formaggi di pecora certificati, in Sardegna è forte la rilevanza economica del Pecorino Romano e del Pecorino Sardo che coinvolgono un numero altissimo di produttori, ma anche la Toscana vanta una filiera importante come quella del Pecorino Toscano: realtà che riescono a valorizzare sui mercati nazionali e internazionali il lavoro di filiere determinanti per la funzione sociale e ambientate di mantenimento e presidio del territorio.
“Oltre ai distretti affermati, esistono ancora ampie possibilità per la nascita di centri di economia diffusa intorno a produzioni locali e ai loro consorzi”, spiega Mauro Rosati. “Un esempio si trova oggi in Puglia, con il rapido sviluppo negli ultimi anni della Burrata di Andria grazie alla certificazione IGP che, accanto alla recente registrazione della Mozzarella di Gioia del Colle DOP, sembra davvero in grado di poter dare un impulso decisivo allo sviluppo economico del territorio al di là dei propri confini. Quello che vediamo nell`Italia dei formaggi DOP, è che quando le imprese decidono di investire sulla certificazione e sono in grado di organizzarsi in consorzi, allora riescono a stimolare una crescita: quando esistono prodotti di grande pregio e con una forte tradizione, come per alcune DOP della Sicilia e della Calabria, per esempio, ma manca la spinta di un progetto di sviluppo collettivo, allora difficilmente si riesce a ottenere una valorizzazione forte delle produzioni”.
Fonte: Il Latte