L’Ue risponde allo schiaffo di Trump sulle tariffe porgendo l’altra guancia. «Sono pronti nuovi contro-dazi, ma non è ancora il momento», annuncia la presidente della Commissione Von der Leyen. E la premier Giorgia Meloni (foto): «Faremo ancora la nostra parte». Pd e M5S attaccano: la sua mediazione ha fallito. Si temono danni all’Italia per 35 miliardi di euro l’anno
Von der Leyen a Trump: «La linea resta quella del negoziato». Dalle tariffe sui jeans al “bazooka” sulle big tech: le possibili mosse. Meloni: «L’Europa avrà la forza». Attesa la reazione delle Borse
Per adesso, nessuna rappresaglia. L’ Unione europea conferma di voler trattare con gli Stati Uniti di Donald Trump, dopo l’annuncio di dazi al 30%, dal 1° agosto. Nonostante la cautela, le contromosse di Bruxelles restano una possibilità. Le imprese fanno i conti e la polemica politica non si placa…
Nessuna risposta dura alla stangata sui prodotti dell’Ue sul mercato statunitense. Per adesso, Bruxelles continua a trattare e a “congelare” le contromosse già approvate in risposta ai dazi in vigore su acciaio e alluminio (la moratoria dell’Ue scadrebbe stasera). Chi si aspettava una reazione forte è rimasto deluso.
«Estenderemo la sospensione delle contromisure sui dazi Usa» ha spiegato ieri la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. «Abbiamo sempre detto che preferiamo una soluzione negoziata e questa resta la linea — ha aggunto — Allo stesso tempo, continueremo a prepararci per le contromisure».
Sostegno alla sua linea è arrivato dalla riunione del Coreper, ovvero dagli ambasciatori dei 27 Stati a Bruxelles. Per ora, solo Gran Bretagna e Vietnam hanno siglato un accordo sui dazi con gli Usa, mentre con la Cina c’è un’intesa forte, che al momento annulla le “folli” tariffe reciproche.
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Cresce però l’allarme per i settori che sarebbero più colpiti da dazi al 30%.
C’è già chi, come la Cgia di Mestre, ha stimato un danno complessivo per il “made in Italy” di 35 miliardi di euro l’anno, forse persino per difetto. Vino, mozzarelle, formaggi costerebbero di più e potrebbero restare sugli scaffali Usa.
Il settore agroalimentare è tra quelli che temono di più l’impatto, che Coldiretti valuta in quasi 2,5 miliardi. Ma a soffrire la guerra commerciale tra Usa e Ue sarebbero anche il settore della meccanica e della farmaceutica e poi moda, accessori, occhiali. La Cia, la Confederazione degli agricoltori, vede in pericolo tutta la produzione del vino, dal Chianti all’Amarone, dal Barbera al Prosecco.
«Gli Stati Uniti – sottolinea Origin Italia, l’associazione dei Consorzi di tutela delle Dop e Igp – rappresentano il principale mercato extra-Ue per le produzioni italiane, assorbendo circa il 25% dell’export totale del comparto certificato». In valore assoluto, quasi 3 miliardi, su un totale di oltre 12 miliardi di esportazioni mondiali nel 2024.
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Fonte: La Gazzetta dello Sport