Consumi. La bandiera tricolore o simboli simili e le indicazioni geografiche sono stati la variabile più importante nelle scelte di acquisto secondo il monitoraggio dell’Osservatorio Immagino GS1
Più prodotti “tricolore” nel carrello della spesa degli italiani. Il 39% dei nostri connazionali si è dichiarato intenzionato a comprare più prodotti locali nei prossimi sei mesi, rivela un’indagine internazionale sulle nuove strategie di acquisto condotta da YouGov. Una percentuale superiore del 25% alla media della UE e che conferma l’attaccamento dei nostri connazionali al territorio e alle sue tipicità.
Infatti, nonostante gli italiani affermino di voler prestare più attenzione a non farsi sfuggire le promozioni e a controllare i prezzi (in entrambi i casi con un’incidenza superiore alla media europea) l’orientamento al prodotto made in Italy resta al primo posto tra i comportamenti adottati per far quadrare il piacere della buona alimentazione con i limiti imposti dal carovita.
Già nel 2o24 il paniere dei prodotti che richiamano in etichetta la loro italianità (ad esempio riportando la bandiera tricolore, la Igp o il claim “made in Italy) è stato il più importante in termini di vendite tra quelli monitorati dall’Osservatorio Immagino di GS1 Italy. Nella prossima edizione, che sarà pubblicata in giugno e che abbiamo visto in anteprima, tra super e ipermercati il mondo dell’italianità risulta composto da 30mila prodotti, che nel 2024 hanno incassato 11,6 miliardi di euro, in lieve crescita rispetto all’anno precedente a fronte di volumi stabili.
Ma di cosa parliamo quando parliamo di prodotti “italiani”?
Di quel 17,4% di referenze a scaffale che riporta il tricolore sull’etichetta, di un 9,1% realizzato con almeno un ingrediente 100% italiano, di un 5,7% che viene dichiarato realizzato sul territorio nazionale ma anche (e soprattutto per il consumatore) di quasi 5mila prodotti tutelati da un’indicazione geografica europea.
Del resto siamo il paese numero uno nella UE per numero di alimenti e bevande DOP e IGP, con 856 riconoscimenti, il 27% di tutti quelli registrati a Bruxelles, che nel 2023 (ultimo dato disponibile, ndr), secondo il Rapporto Qualivita, hanno sviluppato oltre 9 miliardi di euro di valore alla produzione per il food, che diventano il doppio al consumo, contribuendo per il 19% al fatturato dell’agroalimentare nazionale.
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Fonte: Il Sole 24 Ore