La discussione sull’inserimento di una nuova versione low alcol nel disciplinare di produzione del Chianti DOP è iniziata. Il presidente Busi propone una sperimentazione “naturale”, senza l’uso di macchine per la dealcolazione.
Ormai più di dieci anni fa, nel 2013, il Chianti Docg lanciò la campagna “bevilo fresco”. Iniziativa per quei tempi audace, che l’ente di tutela aveva pensato per destagionalizzare il consumo del celebre rosso toscano, con tanto di kit (un cappottino) per rinfrescare il vino e servirlo a 16 gradi di temperatura, nel periodo estivo. Il distretto chiantigiano, evidentemente, non si è mai sottratto alla modernità e alle sperimentazioni. E non lo fa nemmeno in un periodo come quello attuale, particolarmente difficile per i vini rossi già da qualche anno, in cui il trend del bere moderato si accompagna a una propensione dei consumatori a provare nuovi prodotti, più facili da bere e meno carichi. L’idea di un “Chianti low alcol” in versione più leggera, con grado alcolemico intorno a 9-10 gradi, è sul tavolo del consiglio di amministrazione presieduto da Giovanni Busi.
Il low alcol come opportunità commerciale
«Di questo tema stiamo parlando all’interno della nostra variegata filiera, che comprende piccole e grandi aziende ma anche importanti cooperative e imbottigliatori. Non c’è niente di concreto sul fronte decisionale, per ora, ma come grande Doc rossa italiana non possiamo escludere questa opportunità commerciale», spiega il presidente Busi al settimanale Tre Bicchieri del Gambero Rosso. Un’idea che potrebbe aver bisogno del contributo di agronomi ed enologi esperti, e anche di qualche anno di tempo, per essere messa sul terreno e che, secondo Busi, dovrebbe portare a una modifica del disciplinare con l’aggiunta di una nuova tipologia, tra le altre già autorizzate. Oggi, il titolo alcolometrico volumico naturale minimo per il Chianti Docg è 10,5 per cento.
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Fonte: Gambero Rosso.it