Dalle cantine ai frantoi, dalle malghe ai caseifici: l’Italia delle DOP e delle IGP trova negli hotel un nuovo alleato per esperienze enogastronomiche autentiche. Con il modello del Turismo DOP, le strutture ricettive diventano Food & Wine Club, luoghi di incontro tra territorio e ospitalità.
Quello che ci voleva! Insorgenti le derive cagionate da una visione palesemente settoriale, lo scenario cominciava a diventare farsesco. Sì, prima il conclamato enoturismo, e poi c’è la vite e volete non ci sia l’ulivo, e allora eccoci all’oleoturismo. E i formaggi? Il nome non lo si è ancora coniato, che poi chiamarlo turismo del cacio un po’ cacofonico lo è, diciamocelo tra noi. E stiamo tacendo del miele, della nocciola, del fungo… e ancora tanti altri settori.
Eccolo, salvifico, in forma autorevole, dacché ben progettato a lungo e non improvvisato della serie… vengo anch’io, il Turismo DOP, il modello nuovo del turismo enogastronomico. Un modello che mette al centro le DOP e le IGP quali strumenti per generare esperienze autentiche, educative e sostenibili.
Il Turismo DOP, pertanto, non è solo un insieme di iniziative tematiche, bensì esso rappresenta un sistema integrato di accoglienza costruito attorno alle filiere DOP e IGP, con la regia dei Consorzi di tutela. Insomma, un’offerta turistica che racconta l’Italia vera, con esperienze contestualizzate nel paesaggio, nella storia e nelle tradizioni delle comunità locali.
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Fonte: WellMagazine.it