Corriere della Sera

Gli allevamenti bresciani sono tra i grandi fornitori di carne suina per il Prosciutto di Parma DOP e perciò sono legati a filo doppio al destino del consorzio. Se l’etichetta Dop continua a perdere redditività (-6% sul trimestre precedente, -20% sul 2012), anche il distretto suinicolo di Brescia ne soffre. Diverso il trend dei prosciutti non tipici che si ricavano dalla lavorazione di cosce senza marchio: hanno chiuso l’ultimo trimestre con il segno più (+10,1%). Un dato che però «non è positivo perché si tratta di prosciutti d’importazione», che scavalcano i prodotti Dop

, sottolinea Gabriele Canali, direttore del Centro di ricerche sulle filiere suinicole (Crefis). II docente della Cattolica, che ieri in Camera di commercio ha presentato i dati del quarto trimestre 2013, ha ricordato che la riduzione del prezzo del suino pesante è stata tale da annullare i benefici ottenuti con il calo dei prezzi di mais e soia. Insomma, se tra costi e ricavi la redditività degli allevamenti scende, è l’export che tiene a galla il comparto suinicolo con un valore cresciuto del 2,8 per cento. La quantità di carni e salumi è però diminuita (-1,3%), «segno che è difficile aprire nuovi mercati», sottolinea il professor Canali. L’Unione europea è il principale snodo commerciale che assorbe il 76% dell’export di carni suine. E la Germania, che è il nostro principale cliente (22%), ha una forte industria di trasformazione del maiale.

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