Dei programmi e delle prospettive del Consorzio di Tutela del Pomodoro di Pachino IGP, ben nota in tutta Italia, parliamo con Sebastiano Fortunato, tornato a fine marzo alla presidenza in un rinnovato consiglio di amministrazione che vede alla vicepresidenza Giuseppe Sipione per la categoria produttori e Massimo Pavan per la categoria confezionatori.
Pachino, nel Siracusano, estrema punta meridionale della Sicilia orientale, Comune più assolato d’Italia (fonte: Enea). Un mix di fattori (terreno, luce, temperatura, qualità delle acque irrigue) si ripercuote sul pomodoro rendendolo saporito, consistente, resistente e ricco di licopene (anti-ossidante). E’ su questa premessa che poggia l’IGP pomodoro di Pachino, con le sue 4 principali tipologie: ciliegino, costoluto, tondo liscio, a grappolo e anche oblungo, con il dolce e versatile Plum, anche in versione mini.
“Mettiamo al primo punto del nostro programma – riferisce il presidente Sebastiano Fortunato – la sostenibilità. Abbiamo infatti deciso di affidare ad una società specializzata uno studio sulla carbon footprint dell’intero ciclo produttivo sui 1.400 ettari circa su cui operano i nostri associati, per poi individuare tutte le azioni necessarie per ridurre in modo significativo le emissioni di gas serra. Sempre nell’ambito della sostenibilità, stiamo predisponendo un packaging eco-sostenibile, coinvolgendo in quest’azione anche una nuova tipologia di etichette”.
“Un altro punto del nostro programma – precisa il presidente – è il manuale di tracciabilità, per arrivare ad una trasparenza assoluta, verso tutti gli interlocutori, non solo sull’origine ma anche su tutti i passaggi che coinvolgono il prodotto. Un manuale che si affiancherà al nostro disciplinare di produzione. Non da ultimo, tra i nostri obiettivi c’è certamente l’allargamento della base sociale del Consorzio, collegato ad una maggiore presenza del prodotto a marchio IGP sui mercati, in particolare sui mercati esteri. Nel 2002, quando il Consorzio si è costituito, gli associati erano sette. Oggi siamo intorno ai 200. Si è fatto un grande lavoro sul mercato interno; è il momento di spingere l’IGP di Pachino, con maggiore convinzione e peso, sui mercati esteri. Ma per rispondere a una domanda che riteniamo destinata a crescere, serve appunto una base sociale più grande”.