Mario Terrasi, presidente del Consorzio Olio Sicilia IGP: “Il nostro Evo vanta un primato che deve spingere tutti i produttori ad aderire al disciplinare”
Non basta un’etichetta per difendere un prodotto, questo lo hanno capito anche i sassi. Per garantire l’olio siciliano e dargli una voce unica serve una struttura, un metodo, un sistema di controllo. Il Consorzio di tutela e valorizzazione dell’olio extravergine Igp Sicilia nasce per questo: proteggere, organizzare, rappresentare. Oggi è una delle realtà più solide dell’agroalimentare isolano.
Riconosciuto ufficialmente nel 2022, il Consorzio è il frutto di un percorso partito nel 2017, che ha accompagnato la nascita dell’Indicazione Geografica Protetta per l’olio siciliano, poi approvata nel 2018. Le finalità sono chiare: tutelare e promuovere il prodotto, garantendone qualità, tracciabilità e autenticità. Ma anche valorizzarlo sui mercati, con un’identità condivisa e un impianto normativo riconoscibile.
Per farlo, il Consorzio ha attivato collaborazioni con l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, introducendo un sistema di tracciabilità avanzato: ogni bottiglia riporta un collarino con Qr code univoco, che permette di risalire all’intera filiera.
Attualmente aderiscono oltre 180 frantoi e confezionatori e quasi 2500 produttori olivicoli. L’obiettivo è quello di superare i due milioni di bottiglie certificate all’anno. Un traguardo ambizioso, ma realistico. Perché la base produttiva c’è, ed è radicata.
“Bisogna riconoscere negli oli siciliani il patrimonio di biodiversità che ha sempre distinto le nostre produzioni”, afferma Mario Terrasi, presidente del Consorzio. “Questo primato ne esalta il valore e deve spingere tutti i produttori di olio ad aderire all’Igp Sicilia, osservando il disciplinare di produzione, il vero sigillo di garanzia del prodotto”.
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Fonte: La Stampa.it