Le difficoltà non mancano, avversità climtica e peronospora hanno ridimensionato la produzione disponibile in questa stagione ma l`uva pugliese guarda lontano puntando su innovazione, qualità, logistica e una maggiore organizzazione.
Nella spinta all`innovazione, incentrata sulla proposta di nuove varietà “seedless”, che ha caratterizzato negli ultimi anni la produzione di uva da tavola pugliese, ha dato certamente un forte contributo la OP Giuliano Puglia Fruit, colosso aziendale di Rutigliano (Bari) che raduna 3o soci e fattura una media di 70 milioni di euro annui. L’obiettivo dichiarato dell’OP, che collabora con tre centri di ricerca attivi sul territorio, era quello di arrivare a varietà senza semi Made in Puglia che garantissero qualità di prodotto e un plus di distintività sui mercati esteri dove l`azienda è attivissima con un 5o% di prodotto esportato.
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“La campagna è partita con il piede giusto sebbene i volumi siano calati tra il 20 e il 30%, a causa del clima. Ci attendiamo buoni riscontri nei mesi clou di settembre, ottobre e novembre”. Infine Pavone sottolinea come l’azienda abbia ottenuto per il secondo anno consecutivo la certificazione a residuo zero da CSQA: “Un motivo di soddisfazione particolare vista le difficoltà riscontrate quest’anno a causa di una primavera impietosa dal punto di vista del meteo. Un ringraziamento va in particolare agli agronomi e tecnici Franco Gentile, Francesco Berardi e Damiano Sanitate”.
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