La produzione di peperone cresce ma questa volta, oltre al suo inconfondibile gusto dolciastro, c’è anche una nota di amaro. Per capire attentamente cosa è accaduto bisogna fare un passo indietro e partire dalla scorsa estate quando è iniziata la campagna di coltivazione 2017. Nel corso degli ultimi anni si è creata particolare attenzione attorno al Peperone di Pontecorvo DOP . Tanti coloro che hanno creduto in questo prodotto investendo e creando anche nuove forme di commercializzazione. Per questo il Consorzio di tutela del Peperone di Pontecorvo DOP, presieduto da Luigi Castrechini, ha sempre promosso questa eccellenza gastronomica, invitando i coltivatori ad avviare le nuove produzioni. E così la campagna 2017, che si concluderà ufficialmente nelle prossime settimane, ha registrato un incremento importante.
«Rispetto allo scorso anno – spiega il presidente del consorzio Luigi Castrechini – è stato registrato un aumento del prodotto coltivato e raccolto di circa il 20%». Un dato positivo per l’economia agricola del territorio anche se c’è un risvolto decisamente amaro. «Sebbene ci sia stato questo incremento di produzione – spiega ancora Castrechini – c’è stata anche una riduzione delle certificazioni». Ed è proprio questo il nodo centrale: le certificazioni. «Il peperone di Pontecorvo – chiarisce Castrechini – oltre a essere coltivato e poi raccolto deve anche essere certificato. E quest’ultimo passaggio che ne determina la possibilità di venderlo sul mercato come dop. Nel 2017, rispetto allo scorso anno, c’è stato un calo delle certificazioni di circa il 40%». Un dato impressionante con una ampia forbice tra maggiore produzione e minore certificazione. La motivazione è da ricondurre alle scelte operate da alcuni agricoltori. Questo ha effetti sul prezzo. Infatti un peperone non DOP, ma chiamato in altro modo, viene immesso sul mercato a prezzi decisamente più bassi.
Fonte: Ciociaria Oggi