Produzione solo all’interno della regione, olive provenienti da varietà censite nella zona, codice di tracciabilità sulla bottiglia e un gusto frullato, con punte ben bilanciate di piccante e amaro: tutte le azioni del Consorzio di tutela dell’olio Toscano IGP per proteggere le sue 8mila aziende associate
Coltivazione, raccolta, molitura, imbottigliamento. Ogni fase produttiva deve avvenire rispettando regole ben codificate. E all’interno di confini geografici definiti. Solo così, oggi, nasce l’olio extravergine d’oliva Toscano IGP.
Quella che per i consumatori potrebbe quasi sembrare un’ovvietà, ovvero che l’olio toscano sia prodotto unicamente in Toscana, è stata in realtà una conquista arrivata 28 anni fa, grazie alla nascita del Consorzio di tutela. Da allora questo ente, che oggi conta quasi 8mila aziende associate, protegge l’uso della denominazione, contrastandone ogni utilizzo illecito e ogni atto di concorrenza sleale, sia in Italia sia all’estero.
Un lavoro che si è reso necessario, negli anni Novanta, per far fronte alla diffusione di prodotti con etichette ingannevoli: «Il Consorzio dell’olio Toscano IGP è stato costituito ufficialmente il 13 novembre 1997 per volontà di alcuni olivicoltori toscani – racconta il presidente Fabrizio Filippi -. Nasciamo per tutelare un prodotto che, fino a quel momento, veniva smerciato e commercializzato in nei modi più disparati. Sugli scaffali dei negozi si trovavano bottiglie di olio con l’etichetta che riportava il nome «Toscana» o quello di città come Lucca e Firenze, ma che in realtà di prodotto toscano contenevano poco o nulla.
Per capire l’entità del fenomeno – prosegue -, basta tenere a mente un dato: nell’anno di maggior produzione abbiamo certificato circa 40mila quintali di prodotto. Prima della nascita del Consorzio, invece, ogni anno venivano venduti oltre 400mila quintali di olio etichettato come toscano. Una discrepanza così evidente, di dieci a uno, non può che gettare numerose ombre sull’origine di gran parte di quei prodotti. C’era un’esigenza di tutela. E la volontà di far emergere il vero e solo olio toscano».
Dalla definizione di un severo disciplinare arriva, nel 1998, il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta (IGP): «Si tratta di una IGP che ha un disciplinare da Dop – sottolinea Filippi – Questo significa che non solo tutte le fasi produttive devono avvenire categoricamente all’interno dei confini Regione Toscana, ma che tutte le piante da cui provengono le olive devono essere censite e appartenere alle varietà previste dal disciplinare».
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Fonte: Cook – Corriere della Sera