Fermo a Bruxelles il disciplinare inoltrato dal Ministero per creare una sola grande Indicazione Geografica Protetta: il marchio europeo coprirebbe tutta la produzione della Campania, in gran parte già biologica certificata
Dopo Puglia, Calabria e Sicilia, la Campania occupa stabilmente il quarto posto nella produzione di olio d’oliva. Una risorsa importante che domina il paesaggio nel Cilento, nel Sannio, in Penisola, e in gran parte delle province di Salerno, Avellino e Caserta.
Da solo l’olivo occupa il 12% della superfice agricola mentre sui 3.000 ettari ben 700 sono gli operatori coinvolti nel biologico. La provincia di Salerno (54% del totale della produzione) è quasi interamente coperta dalle due DOP, Cilento e Colline Salernitane.
Benevento, seconda provincia con il 18% non ne ha nessuna mentre Napoli (3%) ha la DOP Penisola Sorrentina, Avellino (11%) ha l’Irpinia – Coline dell’Ufita DOP (12%) e Caserta ha Terre Aurunche DOP.
Senza entrare nel merito della forza comunicativa di alcune denominazioni, si è formato un comitato promotore per ottenere una IGP Campania in grado di coprire tutto il territorio regionale con l’obiettivo di qualificare il prodotto e venderlo meglio sul mercato in un contesto dove è ancora viva la pratica dello sfuso, un po’ come era nel vino negli anni ’80.
Ovunque la qualità sta migliorando e gli oli della Campania stanno ottenendo numerosi riconoscimenti ai concorsi più qualificati. Dopo il via libera del ministero nel marzo 2021 adesso il disciplinare è a Bruxelles in attesa del via libera.
In una relazione introduttiva di Maria Sicuranza, purtroppo scomparsa, è spiegata la logica dell’iniziative.
“Il comparto è fortemente frammentato e le 5 DOP esistenti prese singolarmente non riescono a coprire i quantitativi richiesti dal mercato internazionale. Occorre realizzare un riadattamento del comparto oleicolo alle logiche del mercato che spesso pretende semplicità comunicativa e una maggiore riconoscibilità del nome geografico che con le DOP non sempre si riesce ad ottenere. È difficile far capire ad un tedesco o un americano che la DOP Irpinia – Colline dell’Ufita o quella Terre Aurunche provengono dalla Campania. Invece, l’IGP Campania in questo senso rappresenta uno strumento che consente di ottenere una maggiore massa critica in grado di poter meglio affrontare il mercato, soprattutto nei confronti della GDO”.
Ma quali caratteristiche deve avere l’Olio Campania lGP?
Eccole spiegate nel primo articolo del disciplinare: “L’Olio Campania IGP deve essere ottenuta dalle varietà di seguito indicate e loro sinonimi, da sole o congiuntamente: Asprinia, Caiazzana, Carpel lese, Frantoio, Leccino, Leccio del Corno, Marinese, Minucciola, Nostrale, Ogliarola campana. Ortice. Ortolana, Pisciottana, Ravece, Rotondella, Salella, Sessana, Tonda. Possono al-tresì concorrere altre varietà fino ad un massimo del 15%. L’interazione tra i genotipi varietali storicamente acclimatati, le caratteristiche pedoclinsatiche e le tecniche di produzione adottate in tale zona fa si che l’IGP Olio Campania si caratterizzi per parametri chimico-fisici ed organolettici specifici. In particolare, per quanto riguarda il profilo organolettico, l’IGP Olio Campania presenta un fruttato di oliva di intensità medio-alta. Tale fruttato risulta caratterizzato dalla presenza di sentori aromatici riconducibili principalmente a ‘mandorla’, ‘pomodoro’ e ‘carciofo’ presenti, da soli o congiuntamente, con intensità variabile in funzione della composizione varietale, nonché delle variabili agronomiche e tecnologiche adottate. La componente aromatica è, inoltre, accompagnata da una percezione di «amaro» e «piccante» in linea con la concentrazione di polifenoli totali”.
Fonte: Il Mattino