Vermouth di Torino IGP: produzione triplicata dal 2019, anno di ottenimento dell’IGP; l’export ha superato i 170 milioni di fatturato nel 2024.

Se qualcuno ancora ha qualche dubbio sul valore di DOP e IGP basti guardare il clamoroso successo registrato dal Vermouth di Torino. L’indicazione geografica è stata ottenuta nel 2019 mentre il riconoscimento ufficiale del Consorzio di tutela è avvenuto poche settimane fa.

E, tra il 2018 e il 2024, la produzione è passata da 1,8 milioni di litri (pari a 2,4 milioni di bottiglie da 0,75 lt) a 5,1 milioni di litri pari a 6,8 milioni di bottiglie, il prezzo medio di vendita è passato dai 17,92 euro del 2018 ai 25,20 del 2024 mentre il fatturato (realizzato per il 65% all’estero) è salito dai 32,6 milioni del 2018 ai 172,2 del 2024.

«L’escalation non certo è dovuta al semplice bollino Ig in etichetta ma a ciò che quel marchio sottende — spiega il direttore del Consorzio del Vermouth di Torino, Pierstefano Berta — e cioè il sistema di garanzie che il marchio certificato e il consorzio di tutela assicurano. A partire dal 2019 si è assistito a una forte crescita del numero di imprese.

Il Consorzio oggi rappresenta il 96% della produzione fatta da grandi brand (Martini, Cimano, Branca, Campari) e da un reticolo di piccoli e piccolissimi produttori spesso artigianali, titolari di ricetta, che producono poche migliaia di bottiglie».

Perché l’architrave della produzione di Vermouth di Torino è la ricetta. «Alcune nuove aziende — aggiunge Berta — sono nate da una antica ricetta spesso di famiglia reinterpretata in chiave moderna».

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Fonte: Il Sole 24 Ore