Nel territorio di Siracusa ci sono 5.300 ettari di limoneto che rendono 150.000 tonnellate l’anno e rappresentano il 34% di tutti i limoni italiani. Qui i limoni sono coltivati da più di 1000 anni, ci sono aziende storiche a conduzione familiare che hanno instaurato un profondo legame tra il Limone di Siracusa e il territorio in cui cresce. Fabio Moschella guida il Consorzio di tutela Limone di Siracusa IGP dal 2005, sei anni prima della Registrazione IGP, conquistata dopo un percorso lento, complicato e difficile. Il Consorzio è stato riconosciuto nel 2014.
Cosa è cambiato dopo il riconoscimento del Consorzio?
“C’è stato un notevole aumento di produzione certificata, l’ultimo dato che abbiamo è del 2016, quando sono stati prodotti 3 milioni e mezzo di chili di limoni certificati IGP. Negli ultimi 4 anni il consumo di limoni è molto aumentato nel mondo e anche noi come Limone di Siracusa IGP abbiamo risentito di questa tendenza”.
C’è un motivo che può spiegare questo aumento di richiesta di limoni certificati?
“Per decenni è stato un prodotto a domanda elastica, negli ultimi anni invece c’è stata una crescita continua, il boom si spiega con le nuove tendenze dell’alimentazione, con una nuova attenzione verso gli aspetti salutistici e alle coltivazioni biologiche che hanno contribuito a riposizionare il prodotto sui mercati di tutto il mondo”.
A differenza di prima, oggi siete molto presenti anche nella Gdo
“Sì, anche la Gdo ha contribuito molto a promuovere la nostra immagine, a renderci più riconoscibili. Oggi è facile trovare limoni in diverse confezioni e tipologie e sono sicuramente più in vista di prima. Di questo nuovo atteggiamento della Gdo nei confronti dei prodotti IG bisogna sicuramente ringraziare le varie iniziative portate avanti dal ministro dell’agricoltura Maurizio Martina. Grazie al suo intervento è cambiato l’atteggiamento della Gdo italiana verso i prodotti a indicazione geografica, c’è un nuovo interesse, i consumatori cominciano a chiedere sempre di più i marchi che hanno un valore di riconoscibilità maggiore”.
Quanto è importante la comunicazione?
“E’ determinante, bisogna lavorarci molto, far capire le qualità e le caratteristiche, così sarà il consumatore a creare la richiesta, ma prima deve conoscerti. In questi anni è cresciuto molto il consumo del fresco, ma anche del limone da industria, per succhi, oli essenziali, questo mercato ci ha davvero sorpresi: come ci ha sorpresi la richiesta per prodotti trasformati da forno”.
Recentemente avete chiuso un accordo importante con un big delle merendine e il prodotto realizzato col Limone di Siracusa IGP è stato eletto prodotto dell’anno per la colazione. Potete esserne soddisfatti.
“Un anno fa usciva Kinder CereAlé della Ferrero: una specialità da forno che ha tra gli ingredienti il nostro limone Femminello, che dona alla merendina un particolare gusto fresco; il lancio è stato supportato da una campagna pubblicitaria importante e la Ferrero si è impegnata a sostenere economicamente per due anni uno studio chimico con l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Bergamo, per valutare l’utilizzo del Limone di Siracusa IGP per la cura della calcolosi renale. Si tratta di uno studio da completare, di estremo valore scientifico, che punta a dimostrare l’efficacia nella cura della calcolosi renale dell’uso del nostro limone tale e quale e dai primi dati sembra risultare molto efficace, ben più di altri prodotti farmaceutici, oltretutto senza le complicazioni legate all’uso dei farmaci di sintesi”.
Un prodotto in espansione, quindi un futuro roseo?
“Ci speriamo, anche se i problemi ovviamente non mancano. Siamo penalizzati dalla logistica perché siamo lontani da tutto, per consegnare utilizziamo strade e ferrovia, lavoriamo prevalentemente col trasporto su gomma, ma vorremmo sfruttare il trasporto via nave fino a Livorno, Genova e Civitavecchia. Viaggiare di notte su nave sarebbe ideale, ma ancora oggi mancano i vettori, perché si tende a privilegiare trasporto su gomma. Esistono bei progetti – ma è quasi tutto ancora sulla carta – per attivare queste “autostrade del mare”, con buoni collegamenti fra i vari porti, utilizzando vettori merci o ibridi per trasporto passeggeri, affiancati da infrastrutture e porti adeguati e strutturati per carico e scarico, vicini alle autostrade, ma saltando i centri urbani. Tutte le prove che abbiamo fatto sono state positive, riuscire ad attivare tutto questo aiuterebbe molto anche l’esportazione, che per noi fondamentale,è il 45-50% della produzione, e sono cifre in crescita legate all’IGP e alle produzioni biologiche certificate, molto richieste da Germania, Austria e Svizzera. L’area di Siracusa è una realtà unica, in controtendenza rispetto alle altre realtà italiane, perché dopo la crisi dell’arancia – colpita dal “virus della tristezza” importato circa 20 anni fa da Spagna e America latina, che distrugge la pianta con rapidità impressionante – ha riconvertito a coltivazioni di limone. Il vitus ha completamente distrutto circa 40mila ettari di aranceti, nella zona di Siracusa, al loro posto sono stati piantati i limoni che non vengono attaccati dal virus”.
Quando si ottiene il primo raccolto da piante nuove?
“Servono 4 anni per ottenere i primi frutti, la pianta va a regime fra 4 e 10 anni, e produce fino a 60-70 anni, anche se non è consigliabile andare oltre i 30- 40 anni. Oggi stiamo provando cloni più produttivi, già contemplati nel disciplinare, sempre della cultivar Femminello”.
Fonte: Fondazione Qualivita