La Cucina Italiana domina tra le insegne dei ristoranti all’estero e si conferma formidabile fattore di attrazione per gli stranieri, anche grazie al ricco patrimonio a Indicazione Geografica che lo rende il primo paese UE per prodotti certificati. Un vantaggio per il nostro fuori casa, alle prese con incognite demografiche ed economiche.
L’analisi di per sé è abbastanza semplice, tanto è vero che la società di consulenza The European House – Ambrosetti la conduce periodicamente, ma restituisce in maniera efficace il valore dell’agroalimentare made in Italy.
L’idea è quella di contare su Tripadvisor i ristoranti con cucina italiana in alcune delle principali città del mondo e come questo numero varia, andando a monitorare anche la penetrazione di altre tradizioni gastronomiche. In occasione dell’International Horeca Meeting 2025 organizzato da Italgrob (Federazione Italiana dei Distributori Horeca) nell’ambito della fiera Beer & Food Attraction di Rimini, Benedetta Brioschi, partner e responsabile Food&Retail e Sustainability The European House – Ambrosetti ha fornito un aggiornamento della ricerca, che conferma l’universale, nel senso letterale del termine, apprezzamento per il cibo tricolore.
«Nelle grandi capitali mondiali i Ristoranti Italiani sono sempre i più diffusi – sostiene Brioschi – e sono anche quelli che in termini numerici registrano la crescita maggiore anno su anno». Tanto per fare un esempio, a New York nel 2024 i ristoranti italiani hanno raggiunto quota 911, pari all’11,8% del totale (+0,9 punti percentuali rispetto al 2023), contro i 225 francesi e 221 spagnoli, che si sono dunque fermati entrambi a un’incidenza attorno al 2,8% sul numero complessivo.
Il dato potrà sembrare scontato alla luce della popolosa comunità italo-americana presente nella Grande Mela, ma lo stesso non può dirsi di Hong Kong, dove i 343 ristoranti italiani rappresentavano il 6,4% del totale, incidenza salita di 2,4 punti percentuali rispetto al 2023, mentre quelli francesi erano 170 (il 3,2% del totale) e gli spagnoli appena 69 (l’1,3% del totale). Per non parlare di Rio de Janeiro, con i suoi 522 ristoranti con cucina italiana, cioè il 12,6% di quelli censiti da Tripadvisor, incidenza aumentata di ben 4,6 punti percentuali sull’anno prima e nettamente superiore a quanto fatto segnare dalle cucine francese (79 ristoranti, 1’1,9% del totale) e spagnola (32 ristoranti, 0,8% del totale).
Il confronto con Parigi e Madrid si può replicare anche sul piano delle produzioni certificate DOP, IGP e STG. E di nuovo prevaliamo noi: sono 856 i prodotti certificati italiani, suddivisi tra 328 food (per un valore della produzione pari a 9,1 miliardi di euro) e 528 nel vino (11 miliardi di euro di valore della produzione). La Francia è seconda nell’Unione europea, con 717 prodotti certificati, mentre la Spagna completa il podio con 366.
Tutto questo – la voglia d’Italia in giro per il mondo e la qualità delle produzioni – impatta sul fuori casa, come spiega Brioschi: «In una ricerca da noi condotta in Austria, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti, le produzioni agroalimentari e la tradizione culinaria si sono posizionate al primo posto tra i fattori di attrazione per i turisti stranieri che vengono in Italia, seguite da architettura e storia, paesaggi e ambiente». Insomma, chi arriva dall’estero lo fa anche e soprattutto per sedersi al tavolino di un bar o di un ristorante e gustare un po’ di quel patrimonio gastronomico che rappresenta una componente centrale dell’immagine proiettata dal nostro Paese oltreconfine.
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Fonte: Mixer