La Commissione Europea boccia l’estensione dell’etichetta d’origine obbligatoria a latte e prodotti lattiero-caseari, carni «minori», riso e pasta. Per i prodotti non coperti dall’attuale normativa sull’obbligo di indicare l’origine della materia prima «è consigliabile l’etichetta d’origine solo su base volontaria, perché non impone carichi amministrativi non necessari alle autorità nazionali e agli operatori di settore», spiega l’esecutivo UE dopo la pubblicazione dei due rapporti contenenti le raccomandazioni per il settore, richiesti da Consiglio e Parlamento europeo e attesi soprattutto dall’Italia che spera. «Un vincolo europeo imporrebbe carichi amministrativi inutili». Va però in un esito opposto, mentre dovrà accontentarsi di fatto del mantenimento dello status quo. «Siamo delusi dal rapporto dalla Commissione. Faremo sentire forte la nostra voce nel Consiglio dell’Agricoltura UE», dice il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina.
Difficilmente però le «raccomandazioni», prive di valore giuridico ma comunque destinate a orientare le proposte formali, saranno disattese dall’Europarlamento ma soprattutto dal Consiglio al quale sono destinate e dove è forte l’opposizione di alcuni Stati membri all’estensione dell’obbligo di indicare l’origine della materia prima in etichetta. I rapporti sono due, perché anche Bruxelles si era complicata la vita con la gestione del dossier su un doppio binario, agricolo e sanitario. Il primo, curato dalla direzione generale Agricoltura, riguarda il latte Uht, i prodotti a base di latte e le cosiddette «carni minori», rimaste fuori dalla legislazione europea già in vigore, cioè coniglio, cavallo e cacciagione. Il secondo, curato invece dalla Dg Sanità, affronta la questione dei prodotti non trasformati, “mono-ingrediente” o che hanno un ingrediente principale che rappresenta almeno il 50% dell’alimento: è il caso di riso e pasta.
Fonte: Il Sole 24 Ore – Agrisole