La battaglia sulle etichette europee per gli alimenti è  necessaria per  ristabilire un legame di fiducia fra produttore e consumatore. La risoluzione approvata a maggio ribadisce l’orientamento del Parlamento Europeo a favore delle indicazioni obbligatorie di origine o del luogo di provenienza degli alimenti per dare  informazione ai consumatori europei e permettere  scelte d’acquisto consapevoli. L’Italia vede nell’obbligo dell’origine in etichetta uno strumento di difesa della distintività del nostro agroalimentare, per arrivare al più presto a una legislazione unica europea.

Il commercio di cibo fra diversi Paesi c’è sempre stato ed ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’umanità. Il commercio delle spezie, ad esempio, ha creato strade e infrastrutture che hanno contribuito a mettere in collegamento diversi popoli che non erano mai entrati in contatto prima, arricchendo non solo economicamente ma anche culturalmente le civiltà coinvolte. Oggi l’estensione geografica, il volume degli scambi e la loro velocità hanno raggiunto livelli mai sperimentati prima.

Il cibo è diventato un fatto globale. Questo porta nuovi vantaggi ma anche rischi. Dal primo punto di vista, incrementa le opportunità di export per le nostre imprese e favorisce una varietà dell’offerta alimentare per i consumatori che ha proporzioni inedite. Ma questo stato di cose ha anche i suoi svantaggi, che spesso si manifestano in problemi che prima erano locali e che ora diventano di ordine globale.

Uno di questi, è la reciprocità degli standard di produzione. Se si aprono le frontiere a un paese extra UE, dove vigono normative meno rigorose di quelle delle democrazie occidentali in materia di diritti del lavoro, impatto ambientale dei processi di produzione e salute dei consumatori, ci sono dei rischi da tenere in considerazione e delle misure da prendere per tutelare sia l’offerta che la domanda. Gli agricoltori e le imprese potrebbero trovarsi di fronte una concorrenza sleale da parte di altri produttori che possono operare con standard di produzione inferiori che nella maggior parte dei casi significano costi inferiori. Senza tutele specifiche, inoltre, aumenterebbe il rischio peri consumatori di trovarsi esposti a sostanze pericolose che in Europa abbiamo vietato.

Fonte: l’Unità

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