A Bormio bilancio del Food & Beverage con i dati Ambrosetti: «Le certificazioni ai prodotti rafforzano l’export e il brand Made in Italy»

Una filiera da 700 miliardi di euro, con un incremento di oltre il 30%in dieci anni. Tanto vale l’agroalimentare in Italia, primo settore per valore aggiunto che sostiene un quinto del PIL, ma che soffre a causa dell’estrema parcellizzazione, delle troppe microimprese.

A fare il quadro della situazione sono i dati TEHA (The European House-Ambrosetti) presentati durante la nona edizione del Forum Food& Beverage svolto a Bormio tra ieri e oggi. La filiera agroalimentare, composta dal comparto agricolo, dall’industria alimentare e delle bevande e dall’intermediazione, distribuzione e ristorazione, ha superato i 707 miliardi di euro di fatturato complessivo, in crescita del 34% rispetto al 2015 impiegando 5,8 milioni di lavoratori.

I numeri confermano dunque l’agroalimentare come prima filiera produttiva per contributo al PIL nazionale con il 19,8% considerandole attività a monte (come ad esempio la produzione di macchinari o la fornitura di energia) e a valle (come packaging o imballaggio).

Nel 2023 il settore ha generato 74 miliardi di euro di valore aggiunto diretto, un risultato che vale 2,5 volte la moda Made in Italy e oltre 5 volte l’industria chimica. L’Italia è anche il terzo tra i maggiori Paesi Ue per valore aggiunto dell’agroalimentare, con un’incidenza del 3,9% sul pil.

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Fonte: La Provincia di Lecco