L’Emilia Romagna è la prima d’Europa per numero di prodotti DOP e IGP, è quella che mostra la maggiore biodiversità sia vegetale che animale e con le sue 4910 imprese del settore copre l’11% dell’industria manifatturiera regionale nonché l’8% di quella alimentare nazionale. I numeri raccontano di una regione con i piedi ancora ben piantati tra le zolle. Peso massimo, quindi, che accresce la sua importanza se si guarda al fatturato: 20 miliardi pari al 15% dell’agroalimentare italiano. Un gigante economico che determina un impatto imponente anche sull’occupazione coi suoi 70mila dipendenti impiegati direttamente che diventano 300milase si aggiunge l’indotto. L’Emilia Romagna si presenta sul mercato nazionale e internazionale coi “quattro moschettieri” che da soli rappresentano in termini produttivi il 40% dei DOP IGP italiani: il Parmigiano Reggiano DOP, il Prosciutto di Parma DOP, l’Aceto Balsamico di Modena IGP e la Mortadella Bologna IGP.
Grazie a questi 4 prodotti l’export dell’anno trascorso è cresciuto del 6,2% toccando il valore record di 5,7 miliardi, un livello determinato da un incremento del4,9%delle esportazioni di prodotti agricoli e da un balzo del 7,9% del settore dell’industria alimentare e delle bevande, soprattutto vino. A trainare tutto l’agroalimentare emiliano-romagnolo sono i prodotti DOP IGP. Da soli valgono 2,5 miliardi pari a ben il 40% del mercato nazionale e al 15% di quello europeo.
Del resto, nella classifica stilata da “Qualivita Ismea” relativa all’impatto dei prodotti tipici nei relativi territori, due province emiliane occupano i primi posti: al primo c’è Parma con 950 milioni e al secondo Modena con 376. Reggio Emilia è al quarto (355) e Bologna si colloca all’ottavo con 290 milioni. La regione ha raggiunto lo scorso anno un valore della produzione agricola di 4,2 miliardi finalmente in ascesa (+2%) rispetto al tonfo del 2014 (-6%). Se alle 64 mila imprese agricole si aggiunge la produzione delle attività di supporto, che vale 1,3 miliardi, il valore dell’agricolturaregionale sale a 6,5 miliardi.
Fonte: la Repubblica