Dazi USA, alla tariffa base del 15% si somma un ulteriore 91,74% per la pasta italiana per accuse di dumping: da Washington una stangata del 107%

L’imposizione, a decorrere da gennaio 2026, decisa a seguito di un’indagine antidumping del Dipartimento del Commercio nei confronti dei marchi Garofalo e La Molisana: a rischio l’intero export verso gli Stati Uniti, un mercato che vale 700 milioni l’anno

Dal 1° gennaio la pasta italiana rischia di pagare negli Stati Uniti un super dazio del 107%. La stangata arriva come un fulmine a ciel sereno sulla testa del made in Italy agroalimentare, già piegato dai dazi al 15% decisi la scorsa estate dal presidente americano Trump su olio, vino e formaggi. Una vera e propria mannaia sul prodotto simbolo per eccellenza del cibo italiano nel mondo, che rischia di azzerare l’intero export di pasta verso gli Usa, pari oggi a quasi 70o milioni di euro all’anno.

Spaghetti e rigatoni made in Italy erano già tra i prodotti colpiti dalla tariffa al 15%. A questa, però, starebbe per aggiungersi un ulteriore 91,74%, motivato dalle accuse di dumping che l’amministrazione Usa rivolge in particolare a due società italiane produttrici di pasta, La Molisana e Garofalo, oggetto di un’indagine del Dipartimento del Commercio americano. Da anni, su richiesta delle aziende americane produttrici di pasta, il ministero del Commercio Usa avvia indagini sulle importazioni dall’Italia, ma questo genere di revisioni si sono sempre concluse con tariffe aggiuntive dell’1% al massimo.

Questa volta, invece, per il periodo compreso tra il 1° luglio 2023 e il 30 giugno 2024, il Dipartimento del Commercio Usa avrebbe riscontrato margini di dumping medi ponderati del 91,74%. Nella relazione del dipartimento, oltre a Garofalo e alla Molisana, sono citati altri esportatori italiani, tra cui: Agritalia, Aldino, Anti che Tradizioni Di Gragnano, Barilla, Gruppo Milo, Pastificio Artigiano Cav. Giuseppe Cocco, Pastificio Chiavenna, Pastificio Liguori, Pastificio Della Forma, Pastificio Sgambaro, Pastificio Tamma e Rummo. Se non verrà revocato, il nuovo dazio si applicherà dunque a tutti questi.

Per chi invece già produce negli Usa -come per esempio Barilla – l’impatto della tariffa sarà minore.

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Fonte: Il Sole 24 Ore

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