Presentato a Roma il primo Rapporto Turismo Dop, realizzato dalla Fondazione Qualivita in collaborazione con Origin Italia

Autenticità, educazione, sostenibilitàUguale: identità e valore. È molto semplice e insieme assai complesso il filo rosso, anzi verde come il colore del patrimonio agroalimentare, del turismo Dop. Che significa territorio che si mangia, si beve, e si esporta attraverso i prodotti d’eccellenza del Bel e Buon Paese al centro del primo Rapporto Turismo Dop, realizzato dalla Fondazione Qualivita in collaborazione con Origin Italia e il supporto del ministero dell’Agricoltura, presentato a Roma. “Il made in Italy è molto di più del ‘fatto in Italia’, significa fatto bene, da comprare e da visitare” ha ribadito il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Che ha parlato anche dei dazi “che non sono un buon affare per l’America” alla vigilia del viaggio che lo porterà sabato a New York, insieme all’Ice per l’incontro sulla cucina italiana candidata all’Unesco e il giorno dopo a Washington per un secondo tavolo con il ministro dell’Agricoltura degli Stati Uniti, Brooke Rollins.

“I nostri prodotti sono strettamente legati al territorio – ha aggiunto Lollobrigida -. Chi mangia per esempio la Burrata di Andria vuole andare a vedere dove nasce. L’Italia è leader in Europa per prodotti a Indicazione Geografica. Questo primato non deve essere solo un vanto, ma una responsabilità nazionale”. Anche il ministro del Turismo Daniela Santanché presente all’evento ha sottolineato quanto il turismo d’origine protetta sia “un elemento d’orgoglio d’appartenenza per noi italiani che non siamo secondi a nessuno, forse i francesi sono solo più bravi a promuoversi, da noi ci sono ben 5600 borghi dove si produce il delle eccellenze”: “Questo turismo esperenziale e lento è anche un digital detox un modello di accoglienza autentico e sostenibile, che punta a una rinascita culturale e fa bene all’under tourism di tante zone di campagna, non è vero che c’è solo over tourism”.

L’osservatorio

Il rapporto presentato è un dettagliato osservatorio che analizza in modo sistematico il contributo dei Consorzio di tutela allo sviluppo di un sistema turistico legato alle Indicazioni Geografiche italiane. E che si tratti di un sistema che punta ad essere e rimanere “sulla bocca di tutti” e a mantenere la “parola” data dalla produzione del cibo e del vino all’esperienza diretta di questi tesori, c’è la conferma nero su bianco, visto che come ha sottolineato il direttore di Qualivita Mauro Rosati il termine “Turismo Dop” è stato inserito fra i neologismi 2025 della Treccani (e il direttore generale dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana ha ricevuto il primo premio nazionale Qualivita). Il rapporto vuole essere non solo una fotografia ma anche un filo d’Arianna che sia strumento di strategie di lunga data per questo “sistema integrato di accoglienza” costruito attorno alle filiere Dop e Igp, in linea con il nuovo Regolamento UE 2024/1143 che assegna loro anche la competenza “dello sviluppo di servizi turistici nella pertinente zona geografica”.

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Fonte: Repubblica.it

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