La moratoria ai nuovi dazi concessa da Trump spinge l’export italiano, a trainare l’export made in Italy sono i prodotti legati all’agroalimentare come vino e formaggi
La moratoria ai nuovi dazi concessa da Trump spinge l’export italiano. A marzo la corsa degli importatori americani per anticipare gli effetti e i sovraccosti delle future tariffe (scatteranno a luglio) ha fatto segnare alle vendite del made in Italy Oltreoceano un balzo del 41,2 per cento annuale. Percentuale che si traduce in un aumento, in termini di fatturato, di 2,3 miliardi, e una crescita dei noli verso l’Atlantico dai porti del Belpaese (Genova e Livorno in primis). Quest’accelerazione è dovuta principalmente – e per un valore di 1,2 miliardi – alle commesse della cantieristica italiana negli States, Paese che deve potenziare la sua flotta militare e che sta provando ad allentare i volumi di acquisto di nuove navi dalla Cina sia sul versante mercantile sia su quello crocieristico.
Con la spinta dell’America – ha stimato l’Istat – a marzo il nostro export è cresciuto del 2,9 per cento a livello mensile e del 7,5 annuo, totalizzando 28,3 miliardi, con la bilancia commerciale in attivo per quasi 6 miliardi di euro. Le importazioni, invece, sono calate dell’1,1 per cento. Senza le vendite negli Usa, la crescita sarebbe intorno al 3,5 per cento. E tanto basta per capire quanto vale il mercato Usa – il secondo – per il made in Italy. Non a caso l’agenzia di rating S&P ha rivisto le stime sul Pil di Roma (+0,5 per cento), abbassandole di un decimale proprio per la guerra commerciale lanciata da Trump contro il resto del mondo.
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IL PESO DEL VINO
Tra i comparti che continuano a trainare il nostro export poi ci sono quelli legati all’agroalimentare. Zoppas ha spiegato che nel 2024 hanno raggiunto un valore di 69 miliardi sui 624 totali. In quest’ottica centrale è sempre più il vino, in un primo tempo messo nel mirino da Trump. «Il vino – ha aggiunto il presidente dell’Ice, presentando l’edizione americana del Vinitaly a Chicago – da solo vale 8 miliardi e gli Stati Uniti contribuiscono a questo risultato con 2 miliardi di vino italiano importato».
Restando in campo agroalimentare, invece si registra un calo (-3,7 per cento) del Parmigiano Reggiano DOP negli Stati Uniti nell’ultimo trimestre, dopo la crescita costante che si è avuta negli ultimi anni.
Più in generale, dal Consorzio di tutela, si fa sapere che nei primi tre mesi del 2025 la quota di export del formaggio segna «un +4,6 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, rappresentando il 52 per cento del totale volumi del prodotto DOP. Un trend che segue quello da record del 2024». La performance «è trainata da risultati particolarmente positivi nei paesi scandinavi, Gran Bretagna e Canada».