Una speranza per il Consorzio Murazzano DOP: la storia di Valentina Allaria, tornata fra le sue colline dopo il lavoro in Germania con l’obiettivo di rilanciare l’azienda paterna.
Un ritorno alla natura, una speranza per il futuro di una denominazione in declino. Da poche settimane il Consorzio del Murazzano DOP si è arricchito con una giovane promessa.
Poco più di vent’anni, dopo aver lavorato nelle cucine di Francoforte, ha deciso di tornare nel suo paese natale, Murazzano.
Valentina Allaria, affiancata dal papà Franco, ha scelto di dedicare la sua vita alla valorizzazione della pecora di Langa, un tempo la regina di queste colline e ora – a rischio di ftestinzione.
Sono soltanto cinque i produttori che cercano di portare avanti la tradizione di queste aree: cascina Raflazz, di Paroldo; i fratelli Carlo e Massimo Giordano, delle aziende agricole Abate e Monte Robiglio, di Bossolasco; il caseificio Marenchino, di Murazzano e Il forletto, l’ultimo centro ad aver aderito al Consorzio.
«Un tempo tutti i miei compaesani producevano queste tome. Ogni casa aveva almeno una pecora Tanti non avevano neanche il maschio, ma si collaborava. Era, ed è tuttora, una tradizione importante. Ricordo che, quando avevo solo cinque anni, andavo già al pascolo. E lo farò fino a quando mi accompagnerà la salute. Poi si vedrà», afferma Claudio Adami, presidente del Consorzio di tutela, lanciando un appello ai più giovani.
C’è bisogno di forza lavoro, di mani forti che abbiano voglia di dedicare la propria vita alla valorizzazione, di un prodotto cardine della tradizione langarola.
Lavorare con gli animali è difficile. Non esistono giorni di ferie, fine settimana liberi o vacanze estive. Bisogna esserci sempre. In ogni momento. Ma quando si ottiene il prodotto finito, la soddisfazione è immensa.
Negli ultimi anni, però, questo formaggio sta scomparendo. Forse per il disciplinare troppo rigido, che scoraggia i nuovi arrivati. Valentina, però, non ha paura e con orgoglio, velato da una tenera timidezza, si mette in gioco.
Produce il classico Murazzano, ma anche pecorini, yogurt, ricotta, bròs e il birichin, così chiamato perché si comporta un po’ come vuole. Il suo intento è preciso: vuole rendere omaggio alla pecora di Langa, in passato mezzo di sostentamento delle famiglie della zona. Per farlo, produce solamente formaggi di latte di pecora in purezza, credendo nelle potenzialità e nella qualità dei derivati caseari. Non un semplice ovino, ma storia e tradizione. È necessaria una valorizzazione.
Fonte: Gazzetta d’Alba