Un sistema che traccia il patrimonio informativo sulla storia del prodotto IG e connette in modo diretto filiera e consumatore

 

Il mercato delle merci contraffatte è una realtà estrema­mente dinamica e in grado di adattarsi rapidamente al fine di sfuggire alle più disparate forme di controllo e contrasto. La sua continua espansione nuoce all’economia globale, in termini di riduzione del gettito fiscale, perdita di occupa­zione e danno all’immagine delle imprese coinvolte; scorag­gia gli investimenti e gli incentivi all’innovazione; colpisce in maniera significativa la proprietà intellettuale e l’esercizio dei diritti connessi. Il dato significativo riguarda l’impatto della falsificazione su settori come l’agroalimentare, il far­maceutico e il commercio delle attrezzature mediche, le cui frodi generano un grave pericolo per la salute e la sicurezza delle persone.

Quantificare la dimensione del fenomeno risulta molto complesso. Da un’analisi dell’Organizzazione per la Coo­perazione e lo Sviluppo Economico, in collaborazione con l’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale, il volume d’affari stimato nel 2016 pari a 509 miliardi di dollari, risulta circa il 3,3% del commercio mondiale, con un incremento del 10% rispetto alla precedente rilevazione (461 miliardi di dollari nel 2013). Si tratta dunque di sti­me approssimate ma molto significative, mirate a valutarne principalmente l’evoluzione e gli effetti a livello globale.

Il commercio del falso segue spesso percorsi molto com­plessi e non facilmente identificabili, per ragioni diverse tra loro. In primis, la globalizzazione ha permesso una connes­sione sempre più forte tra mercati generando un volume così elevato di transazioni commerciali internazionali da rendere difficile il monitoraggio dei traffici e l’individuazio­ne dei casi sospetti. La tendenza delle aziende a decentraliz­zare le attività produttive, in particolare verso i Paesi asiatici e dell’Europa orientale – da cui provengono la maggior par­te delle merci contraffatte – peggiora notevolmente il con­testo. Non trascurabile è il ruolo di internet nella vendita di prodotti falsificati.

La rete è un canale di distribuzione a cui ricorrono – sem­pre più frequentemente – sia le imprese, che sfruttano la possibilità di accrescere il proprio network, sia i consuma­tori, attratti dalle potenzialità dell’e-commerce per l’acces­so semplice ed immediato ad una quantità inimmaginabile di prodotti, talvolta anche a prezzi scontati. Non trattando­si di un mercato fisico, tuttavia, il sito di e-commerce è lo strumento ideale per il contraffattore che voglia dissimu­lare la propria identità e quindi ingannare il consumatore, eludendo i meccanismi di controllo. Oltre a configurarsi come un luogo “virtuale” di incontro tra domanda e offer­ta, un’ulteriore criticità legata al commercio in rete riguarda l’identificazione delle responsabilità tra i soggetti coinvolti: dal venditore, al fornitore della piattaforma di e-commer­ce, al responsabile della gestione del server. E pur avendo individuato le responsabilità, ci si scontra con la difficoltà nel reperire i canali fisici attraverso cui le merci contraffatte sono prodotte, assemblate, immagazzinate, in gran parte luoghi distinti e situati in Paesi diversi.

Restringendo il campo di analisi ai nostri confini nazionali, il CENSIS stima che il fatturato della contraffazione nel 2015 in Italia ha registrato 6,9 miliardi di euro. Particolare atten­zione merita il fenomeno del cosiddetto Italian sounding, che da solo ha sottratto nel 2016 circa 20 miliardi di euro al settore agroalimentare italiano. Si tratta di una tendenza pa­rassitaria ad utilizzare sull’imballaggio dei prodotti – princi­palmente del settore agroalimentare – etichette, simboli, co­lori che evocano l’origine e la tradizione italiana pur essendo di fatto fabbricati all’estero.

L’Italia vanta un patrimonio agroalimentare di eccellenza sia per qualità che per assortimento dei prodotti, il cui valore è riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo. La contraffazio­ne in campo agrifood e i fenomeni come l’Italian Sounding provocano un danno ingente alle imprese nazionali sia per la perdita di quote di mercato sia per il danno all’immagine dei prodotti generato dalla circolazione del falso “made in Italy”. Oltretutto, ad essere seriamente a rischio è la salute dei cittadini, spesso ignari di essere vittime di frode.

Il Poligrafico dello Stato, in virtù della sua mission azienda­le di salvaguardia della pubblica fede, della sicurezza dello stato, dell’ordine pubblico e della salute pubblica, è impe­gnato costantemente nella lotta alla contraffazione attra­verso lo sviluppo di soluzioni tecnologiche, sofisticate e ad alto contenuto tecnologico, per combattere il dilagarsi del fenomeno. Basti pensare al sistema di tracciabilità e anti­contraffazione, sviluppato da oltre un decennio, per la tute­la delle produzioni vitivinicole di qualità. Grazie ad un con­trassegno di sicurezza, apposto sulle bottiglie di vino certificato, e un sistema informativo veicolato tramite un’app gratuita per smartphone (Trust your Wine®), il sistema garantisce la protezione di tutti i vini DOCG, di buona parte di quelli DOC, per un totale dell’85% delle bottiglie di vini italiani certificati, dei quali il 55% è destinato all’esportazione.

Per l’agrifood, il Poligrafico ha recentemente sviluppato il Passaporto Digitale dei prodotti DOP e IGP, la solu­zione che, sul modello della tracciabilità dei vini, preve­de un contrassegno personalizzato con una grafica che evoca la specificità del singolo prodotto e realizzato dal Poligrafico con elementi di sicurezza riconducibili alla stampa di carte per banconote. Il contrassegno è colle­gato a tutto il patrimonio informativo messo a disposi­zione dall’ente certificatore, dai produttori e da tutti gli operatori coinvolti e può essere interrogato tramite l’app Trust your Food®, la quale permette, inoltre, il contat­to diretto produttore-consumatore e la consultazione di approfondimenti a valore aggiunto sul prodotto stesso.

La soluzione, già attivata per due prodotti di eccellenza del patrimonio agroalimentare italiano – il Cioccolato di Modica IGP e l’Aceto Balsamico di Modena IGP – è stata concepita per offrire la tracciabilità completa di prodotto, estesa non solo alla catena produttiva ma a tutta la supply chain, inclusi i canali di distribuzione. Come? Innanzitutto, va sottolineato che il contrassegno è dotato di una codifica univoca, generata e custodita dal Poligrafico in dedicate banche dati, identificativa di uno specifico esemplare di prodotto. A ciascun codice è associato quindi un set di dati sul prodotto, tra cui infor­mazioni sulla produzione e riferimenti a enti di certifica­zione, Consorzi di tutela e produttori. Arricchire questo patrimonio informativo è molto semplice: attraverso la scansione dei codici univoci apposti in etichetta e con la contestuale registrazione del singolo evento, si può garantire la tracciabilità di tutte le movimentazioni logi­stiche ed economiche, permettendo anche l’integrazione del sistema con la tecnologia blockchain e l’introduzione di Smart Contract per tutte le transazioni registrate tra le fasi di produzione, distribuzione e vendita (compre­si i canali di e-commerce). Oltre ad essere il punto di accesso all’identità e alla tracciabilità di prodotto, quin­di, il contrassegno rappresenta, infatti, anche un valido strumento di tutela per il consumatore che sceglie le piattaforme di acquisto online. Immaginiamo di voler acquistare in rete un prodotto dotato di contrassegno del Poligrafico tramite un sito di e-commerce autoriz­zato. Nella sezione informativa del prodotto sarebbe in­dicato il codice univoco o il range di codici del lotto di riferimento associati al bene che si sta visualizzando. A questo punto, il consumatore ha la possibilità di inserire il codice indicato nel sito all’interno dell’app fornita dal Poligrafico per verificare immediatamente la corretta as­sociazione con la tipologia di prodotto scelto, smasche­rando eventuali false dichiarazioni da parte del venditore oltre ad arricchire il cliente di informazioni aggiuntive sulla storia del prodotto e del territorio di provenienza. Ulteriori benefici si manifestano poi alla consegna fisica del prodotto all’acquirente: la verifica della corrispon­denza tra il codice dichiarato in fase di acquisto e quello effettivamente presente sul contrassegno del Poligrafico è solo il primo passo. A questo si aggiungono la verifica di autenticità dei dati riportati in etichetta e la rintrac­ciabilità di prodotto, sempre attraverso uno strumento semplice e gratuito come l’app Trust your Food®.

A cura di IPZS

Fonte: Consortium 2020/01

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