Contro le intemperie del destino l’importante è avere delle visioni: Ranuccio I Farnese che fece costruire uno stupefacente teatro tutto in legno per celebrare con uno spettacolo la sosta in città del granduca di Toscana Cosimo II; Franco Maria Ricci, uno degli ultimi esteti della nostra epoca, che è riuscito a rappresentare alla Masone la metafora del Labirinto in uno straordinario parco di bambù, intreccio di suggestioni storiche e culturali con una attualissima coscienza ambientalista.
Sono due dei luoghi oggetto del long weekend, dal 2 al 4 luglio, dedicato alle terre e alle atmosfere parmensi.
Il destino Parma l’ha dovuto combattere per essere stata nominata Capitale della Cultura italiana nel 2020, l’anno della pandemia: titolo che ha conservato per il 2021 con la promessa di un riscatto.
Proprio ieri è stato presentato il ricco programma che segna la svolta, con una miriade di iniziative tra città e territorio.
La grazia e la raffinatezza di questa città appare sin dalla della Cattedrale e del Battistero, monumenti clou della visita nel centro storico, manifesto di quel romanico che incontra il gotico, creando uno stile del tutto padano.
Dello spirito di Parma si parlerà con l’assessore alla cultura Michele Guerra, professore universitario esperto di cinema, fotografia e televisione le cui parole mantra sono scambio e accoglienza: questa è anche la terra della musica e del palato.
Il secondo giorno è in parte dedicato a Giuseppe Verdi: si visiterà la casa natale a Roncole e passando per Busseto, dove nel delizioso-teatrino all’ italiana (memorabile un’Aida formato mignon realizzata da Zeffirelli) si incontrerà Francesco Izzo, direttore scientifico del Festival Verdi che in ottobre si svolge al glorioso Teatro Regio di Parma e in questo piccolo scenario.
A Polesine Parmense si raggiungerà l’Antica Corte Pallavicina che produce Culatello di Zibello DOP e Parmigiano Reggiano DOP e che sull’arte dei sapori ha creato un interessantissimo museo.
Finale della giornata alla Reggia di Colorno, la piccola Versailles dei Duchi di Parma, arricchita di magnificenza da Maria Luisa d’Asburgo di Lorena, chiamata Luisetta.
Una mostra in corso sulle collezione ducale di porcellane dà l’idea del gusto di un ’70o da sogno.
Fonte: Corriere della Sera