Corriere della Sera

«Le conosce le mele del Trentino?». Si, perché? «Quello è uno dei nostri modelli. Il prodotto è di qualità e arriva da piccole imprese familiari. Le aziende sono rimaste lì e sono rimaste piccole, ma hanno deciso di non restare invisibili. Si sono aggregate in reti e consorzi, insieme vanno in giro per il mondo e fanno un miliardo di euro l’anno. I piedi qui, nella terra, la testa nel mondo». Il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina

dice che, seguendo anche il modello delle mele del Trentino, «d’Italia nei prossimi cinque anni può aumentare del 50% le esportazioni del settore agroalimentare» e che «può far nascere 50mila nuove imprese con 100-150mila nuovi posti di lavoro». Ministro, messa così sembra un miracolo. Al momento la realtà è ben diversa: nell’export agroalimentare siamo dietro anche alla Germania, che pure nel settore non ha certo il nostro nome. Perché il miracolo dovrebbe arrivare? «Perché i nostri prodotti hanno un potenziale incredibile e abbiamo mercati enormi e ancora inesplorati, a partire dalla Cina». A differenza dei nostri concorrenti, l’Italia non ha grandi catene di distribuzione. I mali francesi all’estero vendono prima di tutto prodotti francesi. Non crederà mica di convincerli a vendere il Parmigiano Reggiano invece del Camembert?

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