Lo studio Teha: conto da 6,7 miliardi per l’export italiano. Non peseranno solo le mancate vendite: effetti negativi dal dollaro debole e dal calo degli investimenti diretti
Appesi a Donald Trump e alla Corte Suprema Usa, ma i conti sui dazi americani bisogna comunque cominciare a farli. Così, pur sullo sfondo di uno scenario che è cambiato e può cambiare ancora, Teha Group, che oggi inaugura il suo annuale Forum a Cernobbio, prova a mettere in fila le certezze attuali e ne trae un risultato che per l’export italiano è pesante ma non disastroso: -6,7 miliardi di euro di esportazioni, sarebbe l’impatto dei dazi Usa sui prodotti “Made in Italy”, pari all’1,1%o del nostro export complessivo.
Un peso che ricadrà soprattutto su settori come automotive, macchinari, farmaceutica, moda e agroalimentare, ma comunque inferiore alla cifra tonda di 9 miliardi di euro che dovrebbero gravare sui nostri prodotti. Una delle ipotesi alla base dello studio è infatti che le imprese, riducendo temporaneamente i margini, potrebbero assorbire fino a un quarto dei rincari, riducendo appunto il peso totale dei dazi.
Tra i fattori favorevoli per l’export italiano la ricerca individua la resilienza del sistema Paese, grazie alla diversificazione geografica dei mercati e alla bassa sostituibilità dei nostri prodotti. Tra l’altro, spiega lo studio per sottolineare la differenziazione dei mercati dell’export italiano, ogni euro di merci vendute all’estero va in media a 102 paesi.
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Fonte: La Repubblica