Innovazione, rappresentatività e promozione. Sono le tre parole d’ordine nell’ambito dei prodotti tipici campani. Un segmento che tra DOP e IGP conta 25 Prodotti e vede la Regione al quinto posto in Italia per numero di riconoscimenti e al settimo per numero di operatori coinvolti (3.117). Soprattutto la Campania vanta alcuni dei marchi con i maggiori margini di crescita. Un aspetto importante se si considera uno dei punti deboli del segmento delle DOP e IGP italiane: nonostante il gran numero di riconoscimenti si contano pochi protagonisti, visto che i primi 10 “marchi” coprono l’8o% circa del giro d’affari complessivo del settore. Prodotti come la Mozzarella di Bufala Campana DOP, la Pasta di Gragnano IGP, il Pomodoro di San Marzano DOP o ancora la Melannurca Campana IGP, per volumi certificati, e in qualche caso anche per fatturati già realizzati, si candidano a diventare protagonisti del food made in Italy.

In particolar modo la Mozzarella di Bufala Campana DOP negli ultimi anni ha davvero compiuto passi importanti arrivando a fatturare (all’origine) quasi 345 milioni di euro, un giro d’affari realizzato per circa il 30% all’estero (dati del XIV Rapporto Ismea-Qualivita 2016, riferiti al 2015). Il Consorzio di tutela negli ultimi anni, anche grazie alla direzione di Pier Maria Saccani, ha compiuto importanti passi avanti. Non solo nei numeri ma anche nelle iniziative, tra le quali vanno ricordate il varo della nuova sede del Consorzio all’interno della Reggia di Caserta e il lancio della Scuola di alta formazione per diventare casari. Certo non mancano i grattacapi sul fronte della tutela, come la recente presentazione della richiesta di riconoscimento per la Mozzarella DOP di Gioia del Colle, che rischierebbe di creare confusione sul mercato con due prodotti molto diversi tra loro ma che potrebbero chiamarsi entrambi Mozzarella DOP.

«Le polemiche ci interessano poco – spiega Saccani -. Abbiamo recentemente varato importanti modifiche al nostro disciplinare di produzione, che prevedono innanzitutto il divieto di introdurre nei caseifici latte non certificato e poi la possibilità di congelare la Mozzarella DOP allo stadio di prodotto (mito per consentirle di raggiungere mercati lontani. Qualcuno ha gridato allo scandalo. In realtà si tratta di una strada che, innanzitutto riteniamo mantenga intatte le caratteristiche del prodotto, e gli può consentire di raggiungere mercati altrimenti preclusi dalle difficoltà logistiche. Senza contare che alcuni Paesi asiatici stanno introducendo misure per limitare l’import di prodotti freschi e l’opzione congelato ci consentirebbe di evitare queste restrizioni».

Fonte: Il Sole 24 Ore

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