Con 660 milioni di bottiglie vendute Prosecco DOP è la portaerei del settore e ha avviato le prime sperimentazioni sul low alcol: gli obiettivi sono mantenere la stessa qualità e raggiungere nuovi consumatori come è stato per il rose
Il futuro del vino italiano è low alcol. Sono in tanti tra i produttori a pensarlo, ma ora la produzione in Italia di vini con ridotto contenuto alcolico può contare su un endorsment di peso: a lanciarsi in questo segmento di mercato è la prima Doc italiana, il Prosecco, vera e propria “portaerei” del vino italiano (con 66o milioni di bottiglie prodotte) e driver del settore sia in Italia che sui mercati esteri.
Va detto che l’iniziativa riguarda il Prosecco Doc che è la principale delle etichette del Prosecco, mentre non sono coinvolte nel progetto le altre due Docg (di Conegliano Valdobbiadene e di Asolo).
La strada è stata imboccata con l’avvio (nel 2024) delle prime sperimentazioni che a inizio 2026 porteranno alla definizione delle migliori pratiche viticolo-enologiche per la produzione di tali spumanti sperimentali. Ma il percorso non sarà breve soprattutto se l’obiettivo è quello di mettere sul mercato una versione low alcol con caratteristiche qualitative non distanti da quelle del prodotto principale.
Una sfida articolata che passa dalla ricerca di un equilibrio complesso perché l’alcol non è solo una componente del vino ma contribuisce in modo sostanziale alla struttura e al corpo prodotto. Pertanto, ridurre l’alcol spesso incide sulle caratteristiche organolettiche del vino.
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“Attualmente negli spumanti – spiega il presidente del Consorzio del Prosecco Doc, Giancarlo Guidolin – esistono due riferimenti da rispettare: il titolo alcolometrico effettivo (i gradi alcol indicati in etichetta) e quello totale, ovvero la somma del titolo effettivo con quello potenziale dato dal residuo zuccherino. Per un vino spumante di qualità del tipo aromatico quale è il Prosecco (prodotto solo con le uve aromatiche Glera), il Regolamento Ue prevede un titolo alcolometrico effettivo non inferiore a 6 gradi mentre quello totale non inferiore a io. Pertanto, considerando i residui zuccherini consentiti dal disciplinare (da brut nature a demi-sec), ad oggi è permesso produrre un Prosecco Doc spumante con 8,5% vol di titolo alcolometrico effettivo e residuo zuccherino di circa 48-50 g/litro per assicurare un titolo alcolometrico totale minimo di 11% vol. Ma un prodotto con queste caratteristiche risulterebbe molto diverso da un Prosecco convenzionale che di regola si colloca tra le versioni Brut ed Extra Dry (ovvero con un quantitativo di saccarosio, in media, compreso tra 8 e 15 grammi/litro). Il nostro obiettivo è arrivare a un Prosecco Doc con 8,5 gradi alcol e un ridotto contenuto di saccarosio”.
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Fonte: Il Sole 24 Ore


