I dati di chiusura del 2015 resi noti dal direttore generale dell’ente consortile Mario Cichetti sono infatti tutti preceduti da segno più. Nel 2015 la produzione è aumentata dell’8% sul 2014, con 2.694.016 cosce di suino fresche mandate in lavorazione, in coerenza con quanto previsto dal piano produttivo, così come sono aumentate le vendite, di un punto percentuale rispetto all’anno precedente, mentre del 3,1% è cresciuta la spesa delle famiglie italiane in Prosciutto di San Daniele DOP. La performance migliore è però del prodotto che più risponde al nuovo stile di vita delle famiglie, segnato da pranzi toccata e fuga, magari dalla necessità di portare con sé qualcosa da mettere sotto i denti fuori casa, in generale da una stile sempre più vicino allo street food di qualità. Non stupisce dunque di anno in anno trovarsi a commentare dati in notevole aumento per il Prosciutto di San Daniele DOP pre-affettato in vaschetta, che conferma anche nel 2015 la tendenza in atto ormai da qualche tempo: 12,9% rispetto al 2014, per 18.783.617 confezioni certificate, pari a 326.353 prosciutti affettati.
Sempre più conosciuto all’estero, il Prosciutto di San Daniele DOP è però ancora assorbito in gran parte dal mercato interno. Nell’ordine dell’86% contro un 14% di export che tuttavia cresce, di un punto percentuale anche nel 2015, sui volumi di venduto. Il prodotto che esce dal Paese finisce al 56,8% all’interno dell’Unione Europea, in particolare in Francia (24,5%, Germania (15,4%) e ancora in Belgio, Svizzera, Austria e Inghilterra, per la quota restante vola invece oltreoceano, negli Stati Uniti (18,4%), in Australia (8,3%) e in Giappone. La filiera conta su 4.100 allevatori, 65 macelli, 650 addetti, 31 stabilimenti e appena tre ingredienti per la trasformazione: cosce di suino selezionate, sale marino e l’irripetibile microclima della localoità friulana. «Zero additivi», rivendica sempre il direttore del consorzio del prosciutto quasi fosse uno slogan. Suini di dieci regioni I consumatori chiedono del resto sempre più insistentemente prodotti sani. Vogliono sapere cosa mangiano.
Fonte: NordEst Economia