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All’ora dei pasti la nostra coscienza sussulta, facendoci perdere l’appetito. Si susseguono documenti e convegni che analizzano ogni nostro comportamento alimentare da talmente tanti punti di vista da lasciarci poca speranza di sederci a tavola senza sentirci dei vermi insensibili ai temi ecologici, sanitari o di sviluppo economico. Se ci mettiamo alla ricerca di un cibo sano, ambientalmente sostenibile, legato alle tradizioni e culture locali, sufficiente per tutti, solidale e adeguatamente remunerato, finiremo per paralizzarci di fronte a una qualunque pietanza, o decideremo di ignorare tutti i consigli. Da anni si parla di «chilometro zero» come se questa fosse la quadratura del cerchio. In realtà, fatte salve poche produzioni tipiche che vanno tutelate, il chilometro zero   è una visione autarchica, che mira a costruire dei mercati chiusi, in cui le aziende non fanno innovazione e i consumatori sono messi sotto tutela.

20121031_TST_AV.pdf