La Repubblica (Bari)
I leader dei ventisette Stati membri dell’Unione europea riuniti a Bruxelles hanno preferito rinviare all’inizio del 2013 l’accordo sul bilancio pluriennale 2014-2020. Un esito prevedibile per una partita complicata. Si è parlato di un decremento delle risorse destinate alla politica agricola comune (Pac). Il Parlamento europeo ha una posizione netta: non un euro di meno per l’agricoltura. Il confronto tra le istituzioni europee sul budget 2014-2020 è cominciato nell’estate del 2011, quando la Commissione UE ha presentato una proposta di prospettive finanziarie che congelava il bilancio agricolo a prezzi correnti. Si trattava di un taglio mascherato. Diversamente dal passato, oggi lo ammette anche il commissario all’agricoltura Dacian Ciolos. Anche perché sono arrivate le proposte di tagli «veri» e non frutto di meccanismi di ingegneria budgetaria.
Il presidente del Consiglio UE Hermanvan Rompuy ha proposto, in un primo momento, una riduzione di 25 miliardi del capitolo agricolo rispetto all’idea della Commissione. Con un nuovo documento, harecuperato alla spesa agricola circa 8 miliardi. Che si tratti di unariduzione da 25 miliardi o da 17, per il Parlamento europeo cambiapoco: sono sempre troppi.
Anche perché la riforma della Pac proposta dal commissario Ciolos è esigente con gli agricoltori, chiede loro maggiori sacrifici con il greening dei pagamenti diretti. Nessunapregiudiziale permisure che rendano la produzione agricola più sostenibile. Il punto è che il greening versione Ciolos non è un meccanismo incentivante, ma punitivo, ipostatizza tre pratiche agricole obbligatorie e uguali per tutti in Europa, dai benefici sull’ambiente difficilmente misurabili. D’altro canto, ha un impatto del 15-20% sui costi di produzione per le aziende, presenta molte diffi coltà amministrative per gli Stati membri e un più che probabile aumento della burocrazia per gli agricoltori. Senza contare i problemi di applicazione, soprattutto in aree come quella mediterranea.
La proposta di Ciolos non tiene affatto conto delle colture arboree, come olivo, vite, agrumi e del loro contributo al sequestro di Cot, quindi allalottaal cambiamento climatico. Gli oliveti, ivignetie gli agrumetipugliesi, che coprono circa il 40% della superficie agricola utilizzata in regione, sono già «verdi». Il concetto è chiaro al Parlamento, meno alla Commissione UE. Negoziato sulle prospettive finanziarie e contenuti della riforma della politica agricola viaggiano di pari passo. Il nesso è proprio il greening. Il postulato della proposta del Commissario Ciolos è che il greening è l’unica legittimazione per ottenere le risorse sulla Pac. Con la proposta van Rompuy e l’avvio del negoziato sulle prospettive finanziarie tutto questo viene meno. Per il Parlamento europeo è inaccettabile imporre maggiori sacrifici agli agricoltori sul greening e ulteriori tagli al bilancio della Pac. Ecco perché, con la Commissione agricoltura del Parlamento, che presiedo, abbiamo deciso di rinviare il voto sugli emendamenti alla proposta Ciolos a123 e 24 gennaio. In quella datale idee saranno più chiare.
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