Il Consorzio di tutela del Ficodindia di San Cono DOP al centro di un nuovo modello di sviluppo che unisce tradizione, innovazione e valorizzazione del territorio.
Racchiude in sé la forza del territorio, la memoria della fatica contadina e il potenziale di una nuova economia che parte dalle radici: il Ficodindia di San Cono DOP oggi si riscopre risorsa preziosa e racconta una ricchezza nuova, tutta da cogliere.
È questo il messaggio al centro del talk “Ficodindia, un volano per il territorio”, svoltosi nell’ambito della 39ª Sagra del Ficodindia di San Cono. L’incontro ha riunito esperti, rappresentanti delle istituzioni e operatori della filiera per discutere del presente e del futuro di una delle eccellenze agricole più rappresentative della Sicilia. Il ficodindia di San Cono si conferma esempio virtuoso di valorizzazione delle risorse locali, capace di generare economia, attrattività turistica e coesione sociale.
Al centro, il ruolo chiave del territorio di San Cono, leader europeo nella produzione di Ficodindia di San Cono DOP , con i suoi 2.000 ettari di superficie coltivata specializzata e una produzione che oscilla tra i 150 e i 200 quintali per ettaro.
Un percorso iniziato negli anni ’70 grazie all’intuizione di alcuni agricoltori che, notando come il frutto – utilizzato anche per nutrire il bestiame – riscuoteva successo anche nella vendita al dettaglio come frutto da tavola, avviò una coltivazione specializzata su appena 2.000 mq. Oggi, il comparto conta oltre 250 produttori, una filiera strutturata e una cooperativa nata nel 2014 che ha saputo rafforzare il sistema produttivo locale. Con un prezzo medio di mercato attuale di circa 1,20 €/kg e stime di crescita fino a 1,60–1,80 €/kg, le prospettive sono incoraggianti.
Uno dei punti di forza del ficodindia di San Cono è l’elevata qualità del prodotto: la varietà locale si distingue per la sua texture, l’intensità cromatica e un residuo secco di 16 gradi Brix, indice di un contenuto zuccherino naturale elevato che dona al frutto un gusto unico, senza necessità di zuccheri aggiunti.
L’areale DOP, che comprende anche i territori di San Michele di Ganzaria (CT), Piazza Armerina (EN) e Mazzarino (CL), rappresenta circa il 60% della superficie coltivata specializzata dell’intera Sicilia, consolidando questo distretto come il più importante polo europeo del settore.
Durante il talk, sono intervenuti: la Prof.ssa Rosa Palmeri, tecnologo alimentare e docente dell’Università degli Studi di Catania, che ha illustrato le potenzialità dell’estratto di polpa di ficodindia come conservante naturale per la carne; la Prof.ssa Agatina Campisi, docente di Biochimica all’Università di Catania, che ha approfondito i benefici per la salute legati al consumo del frutto, sottolineando i riscontri positivi su glicemia e risposta neurologica, l’On. Giuseppe Castiglione, membro della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati; il Dott. Agronomo Cataldo Firrarello, esperto di sviluppo rurale e filiere agroalimentari; il Dott. Roberto Fazio, Checkfruit – CSQA Group, che ha portato il punto di vista sulla certificazione e valorizzazione della qualità. Tra gli ospiti anche Salvatore Gazziano, direttore del Consorzio di tutela del Pistacchio di Raffadali DOP, che ha condiviso buone pratiche e strategie per la promozione delle eccellenze locali.
L’evento ha rappresentato un momento di confronto sulle prospettive future della filiera: dalla valorizzazione del marchio DOP alle opportunità legate all’export, passando per i temi della sostenibilità, dell’innovazione tecnologicae della formazione continua dei produttori.
Un messaggio è emerso con forza: il ficodindia non è più solo un prodotto agricolo. È un patrimonio culturale ed economico che merita attenzione, tutela e strategie di sviluppo condivise. Ripartire dal Consorzio di tutela significa unire le forze delle imprese per raggiungere traguardi ambiziosi: maggiore competitività, riduzione dei costi, condivisione di conoscenze, forza contrattuale e visibilità sul mercato.
Fonte: www.cronachedigusto.it

