Dal punto di vista dell’agroalimentare europeo e italiano, il CETA offre molti vantaggi e rappresenta un importante passo avanti per le produzioni italiane di qualità. Le concessioni fatte dall’UE, come per esempio quelle fatte sulle carni bovine hormone-free, sono minime. Mi sono sempre battuto per il rafforzamento e il riconoscimento del sistema europeo di tutela dei prodotti DOP e IGP in Europa e nel mondo e l’accordo con il Canada è, da questo punto di vista, un fatto storico. Per la prima volta uno dei Paesi che più in passato si erano opposti al riconoscimento della specificità di questo sistema, accetta di accordare protezione 172 prodotti alimentari DOP e IGP europei e di definire regole precise per la coesistenza tra denominazioni “generiche” e protette. Delle denominazioni in elenco, 41 sono italiane (36 prodotti alimentari). Anche se il numero sembra essere molto limitato rispetto alla totalità, rappresenta in realtà il 98% del nostro export di DOP e IGP in Canada (Fonte: Fondazione Qualivita).
Con il CETA l’UE fa un accordo con una potenza economica atlantica, mantenendo i suoi standard sanitari e ambientali , e compiendo un primo e concreto passo avanti nella lotta all’Italian Sounding e di tutela delle nostre tipicità oltre i confini europei. Ma l’iter travagliato che ha portato alla ratifica del CETA contiene elementi di valore politico che vanno affrontati perché rischiano di far perdere di credibilità l’UE come partner commerciale. Serve chiarire ruoli e competenze tra le istituzioni continentali e nazionali circa i trattati di libero scambio. Non è possibile che ogni volta che, da quando il trattato di Lisbona ha concesso maggiori poteri in materia alla commissione europea, si arriva alla procedura di ratifica, i governi nazionali si dividano e finiscano per chiedere un “accordo misto”, che prevede un iter di ratifica da tutti i parlamenti nazionali e da diverse assemblee regionali, come è stato nel caso della Vallonia con il CETA. La questione non è solo di politica commerciale, ma investe la nozione stessa di rappresentatività delle istituzioni europee. Fare chiarezza su questo punto è fare chiarezza sulla direzione che il progetto europeo deve prendere. Ed è quanto mai urgente.
Fonte: L’Unità