Avvenire
L’estate italiana 2013 dipende dai consumi alimentari. Almeno per quanto riguarda il bilancio che, a fine stagione, tirerà le somme su un’annata vacanziera che parte incerta e preoccupata. Nel dubbio, infatti, un dato è sicuro: unabuona parte del giro d’affari turistico del Paese, è dovuto ai consumi a tavola oppure agli acquisti di cibi: 24 miliardi su circa 72 totali. Un tesoro che è appeso alla buona informazione, alla correttezza commerciale e a un contesto territoriale delicato. A mettere in fila numeri e dati sul significato – anche economico -, dell’alimentazione nell’estate italiana 2013, ci ha pensato la Coldiretti che ha presentato «Le vacanze degli italiani a tavola nell’estate 2013», una ricerca promossa insieme alla Fondazione Univerde sulla base del rapporto Isnart-Unioncamere.
«Un terzo (il 33%) della spesa di italiani e stranieri in vacanza in Italia – dicono i coltivatori- è destinato alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per acquistare prodotti enogastronomici che, in controtendenza, sono cresciuti del 43% negli ultimi 5 anni, mentre calavano tutte le altre voci di spesa a partire dall’acquisto dei capi di abbigliamento (-31,5%), fino alle attività ricreative, culturali e di intrattenimento (-6%)». Insomma, a resistere contro la congiuntura avversa, pare siano rimasti solo i cibi nostrani.