
La Commissione europea – a fine mandato – mette in pista l’annunciata riforma dell’agricoltura biologica. Ma l’Italia – tra i paesi leader, con quasi due milioni di ettari, 50mila operatori e una spesa superiore ai due miliardi di euro per l’acquisto di prodotti «naturali» stempera subito la proposta evidenziando la necessità di una «lettura» e di una revisione più attenta. A partire dalla esclusione «tout court» dal settore delle aziende miste convenzionali e bio – per agevolare i controlli, e dalla certificazione di gruppo previste da Bruxelles. La proposta di riforma dal commissario all’Agricoltura, Dacian Ciolos, che dovrebbe essere operativa dal 2017, con deroghe e un periodo transitorio di applicazione per i settori delle sementi e degli animali da riproduzione, fissa una dozzina di «paletti», a partire dal «totem» Ogm-free. Per questi l’Unione europea ricorda infatti


