Agromafie, e, business che vale 25 miliardi. In dieci anni raddoppiato il volume d’affari dell’agricoltura criminale. Lollobrigida: «Inviato al Parlamento il Ddl Caselli con le nuove norme di contrasto alla criminalità»
Sale a 25,2 miliardi di euro in Italia il business delle agromafie, che nel giro di poco più di un decennio ha praticamente raddoppiato il volume d’affari, estendendo la sua azione a sempre nuovi ambiti, dal caporalato alla falsificazione dei prodotti alimentari, dal controllo della logistica all’appropriazione di terreni agricoli e fondi pubblici, fino all’usura, al furto e al cybercrime.
È questo il quadro emerso dall’ottavo Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia elaborato da Coldiretti, Eurispes e Fondazione Osservatorio agromafie, che è stato presentato ieri a Roma. Lungo la filiera agroalimentare la criminalità organizzata usa sempre di più le pieghe della burocrazia per promuovere il credito illegale, acquisire aziende agricole e riciclare denaro, mentre gli imprenditori subiscono minacce e danni per cedere terre e attività.
L’obiettivo principale sono i fondi pubblici e il controllo di mercati e appalti, ma le infiltrazioni si estendono a ristorazione, mercati ortofrutticoli e grande distribuzione, senz a dimenticare le frodi alimentari, con prodotti adulterati o senza etichetta, spesso venduti nei discount.
I settori più colpiti sono vino, olio, mangimi e riso, usando agrofarmaci vietati e false certificazioni bio da importazioni dell’Est Europa.
«La crisi internazionale e i cambiamenti climatici – ha detto Gian Maria Fara, presidente di Eurispes – stanno mettendo in crisi la filiera agroalimentare. Molte aziende agricole faticano a sostenere l’aumento dei costi e le mafie, grazie alla loro liquidità, offrono prestiti usurari o acquistano aziende agricole in difficoltà, seguendo un modello simile al land grabbing».
Quello delle agromafie è anche un problema europeo. Gruppi criminali organizzati che operano nel settore primario sarebbero stati individuati in Austria, Belgio, Germania, Slovacchia, Spagna e Paesi Bassi.
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Fonte: Il Sole 24 Ore