Export agroalimentare. Durante il primo trimestre le vendite nel mondo sono salite del 5,9% trainate dall’ortofrutta. Gli operatori di vino e formaggi iniziano a vedere segnali negativi.

Per contrastare i dazi è importante limitare l’italian sounding: il falso made in Italy copre un mercato da 40 miliardi negli Stati Uniti.

Le tensioni geopolitiche e la paura dei dazi non fermano la corsa dell’export agroalimentare. La crescita del 2024 è proseguita nel primo trimestre di quest’anno. A fine marzo, infatti, le esportazioni di cibi e bevande made in Italy hanno fatto registrare un aumento del +5,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’analisi, realizzata da Coldiretti su dati Istat, evidenzia che, nonostante i timori per le ricadute di un possibile aumento delle tariffe doganali, gli Stati Uniti si confermano il primo mercato extra Ue.

Il trend positivo del 2024, quando sul mercato Usa è stato raggiunto il valore record di 7,8 miliardi, è confermato dai risultati dei primi tre mesi del 2025, con le esportazioni di prodotti italiani che hanno toccato i 2,1 miliardi di euro. A rafforzare la presenza sui mercati esteri è stato soprattutto il settore dell’orto frutta: nel primo trimestre ha insidiato il primato dei vini e dei formaggi. Un ruolo fondamentale nel processo di crescita è svolto dalle regioni. L’aumento più marcato si registra in Calabria (+15%), Friuli-Venezia Giulia (+14%), Sardegna (+13%), Sicilia (+12%), Lazio (+10%) e Molise (+9%), anche se a pesare di più a livello di esportazioni continuano a essere Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Nelle ultime settimane, però, aumenta fra gli operatori la preoccupazione per una possibile guerra dei dazi.

Per il vino, che rappresenta la prima voce delle esportazioni agroalimentari negli States, giungono segnali poco incoraggianti: alcune aziende registrano un calo dei volumi delle vendite. Il timore è che si ripeta quanto avvenuto durante la prima presidenza di Donald Trump.

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Fonte: La Repubblica – Affari e Finanza