Accordo tra Trump e von der Leyen sui dazi al 15%, inclusi farmaci e auto. Da Bruxelles più investimenti per energia e armi americane. Meloni: evitata una guerra commerciale, servono misure di sostegno per i settori colpiti. Le opposizioni: una disfatta

Trump dice che è stato un grande successo, von der Leyen che poteva andare peggio. La verità probabilmente sta nel mezzo, come spesso accade, perché l’alternativa all’accordo con dazi al 15% raggiunto ieri da Unione Europea e Stati Uniti sarebbe stata una guerra commerciale che avrebbe fatto danni peggiori. Poi il diavolo sta nei dettagli, ossia i prodotti inclusi nella tariffa concordata e altri aspetti da definire.

Per Bruxelles la prospettiva è ora difendersi per i prossimi tre anni, sperando che dopo Trump vada alla Casa Bianca un leader disposto a tornare al Vangelo americano della libertà negli scambi.

Donald ha ospitato Ursula verso le cinque del pomeriggio, nel resort del golf di Turnberry, uno dei tre che possiede in Scozia. Durante i convenevoli iniziali, ha ripetuto che c’era il 50% di possibilità di trovare l’intesa, restavano tre o quattro punti da chiarire, e comunque non sarebbe sceso sotto la soglia del 15%. La realtà è che l’impianto dell’accordo era già definito e lui ha deciso di non obiettare.

I dazi saranno cumulativi e quindi non si sommeranno a quelli già esistenti. La lista a cui si applicheranno è ancora in via di definizione. Secondo von der Leyen ci saranno auto e prodotti farmaceutici, fondamentali per la Ue, ma gli Usa non confermano.

I prodotti agricoli vanno ancora limati, sperando che il vino non sia penalizzato. Le tariffe su acciaio e alluminio resteranno al 50%, ma per l’Europa non è un settore così strategico. Bruxelles si impegna poi ad acquistare energia per 750 miliardi da Washington, investire circa 600 miliardi e comprare più armi americane, cosa comunque abbastanza scontata dopo il vertice Nato dell’Aja, dove i paesi membri avevano accettato di portare gli investimenti nella difesa al 5% del Pil.

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Fonte: La Repubblica