Presentato il primo Rapporto sul Turismo DOP della Fondazione Qualivita: un’economia che vale oltre 40 miliardi di euro e sostiene il reddito delle aziende agricole

Oltre duecento tra sagre, fiere, festival degustazioni ed eventi sportivi che coinvolgono poco meno di seicento prodotti agroalimentari certificati e 144 consorzi di tutela. Sono alcuni dei numeri più significativi del turismo legato a vini e obi italiani a denominazione, contenuti nel primo rapporto sul Turismo DOP realizzato da Fondazione Qualivita in collaborazione con Origin Italia e il supporto del ministero dell’Agricoltura, presentato di recente a Roma.

Un comparto, quello dei viaggi incentrati sulle esperienze enogastronomiche, che ha notevoli ricadute sull’economia rurale e che contribuisce a sostenere il reddito di molte aziende agricole, soprattutto quelle più piccole.

L’analisi, basata su indagini dirette e sull’esame di fonti istituzionali, segnala in totale 585 attività al servizio del nuovo modello turistico promosse da 361 consorzi di tutela che coinvolgono 597 prodotti Dop e Igp. Nel 2024 sono stati registrati 235 eventi. Di questi 132 dedicati al cibo e 108 al vino. Si aggiungono 188 infrastrutture permanenti e 130 elementi di valorizzazione, riconoscimenti ufficiali delle zone di origine dei prodotti Dop Igp, 32 azioni specifiche di informazione. Segnalata anche la presenza di 103 tra strade e itinerari, 17 siti Unesco, 29 paesaggi rurali storici e 82 parchi e aree protette.

II business enogastronomico

Non è facile quantificare con precisione il giro d’affari generato dal turismo Dop e le ricadute dirette sul settore primario ma alcuni numeri sono comunque significativi. Secondo Eurostat nel 2024 l’Italia è stata tra i Paesi Ue la seconda meta turistica preferita dai viaggiatori di tutto il mondo con oltre 458 milioni di presenze (+2,5% rispetto al 2023), dietro solo alla Spagna con 500 milioni. Inoltre, l’istituto statistico europeo dice che le esperienze enogastronomiche sono la seconda tra le attività preferite dai turisti, dopo quelle culturali.

I dati e i trend del 2024 dell’Enit (Agenzia nazionale del turismo), dicono che il contributo del turismo rispetto al PII italiano è del 10,8%. Genera circa il 13% di occupazione e, stando alle previsioni, nell’arco dei prossimi dieci anni potrebbe arrivare a rappresentare il 12,6% del Pil. Nel 2024 i turisti stranieri hanno speso 54 miliardi di euro in Italia. Mentre il valore complessivo del turismo enogastronomico è di 40 miliardi di euro, con un +176% di presenze straniere per motivi enogastronomici negli ultimi dieci anni e un +70% di italiani che negli ultimi tre anni ha fatto una vacanza per motivi enogastronomici.

II ruolo socioeconomico

“Gli itinerari enogastronomici nelle aree rurali possono generare un aumento dell’occupazione rivitalizzando borghi altrimenti destinati allo spopolamento” scrive nel rapporto Luigi Mundula, docente di geografia all’Università di stranieri di Perugia. Che poi aggiunge: “Nel caso della Toscana il sistema delle Ig ha innescato processi di sviluppo inclusivi, coinvolgendo piccoli produttori in reti collaborative”.

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De Castro: «Sfida vinta contro lo scetticismo»

«Quando nel 1992 l’Unione europea avviò questa straordinaria intuizione di legare i prodotti al territorio nacquero le Indicazioni geografiche. Allora non ci credeva nessuno – ha ricordato il presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Qualivita ed ex eurodeputato Paolo De Castro – durante le prime riunioni noi italiani venivamo quasi ridicolizzati dai colleghi degli altri Paesi. Invece le Ig sono cresciute tantissimo dal punto di vista economico e produttivo e oggi leghiamo i prodotti e i territori al turismo». «Aver esteso, con il nuovo Regolamento europeo sulle Ig, la responsabilità delle iniziative turistiche enogastronomiche ai Consorzi di tutela rappresenta un’opportunità decisiva per creare valore e sviluppo non solo per il singolo prodotto Dopo Igp, ma per l’intero territorio – ha aggiunto De Castro che di quel regolamento è stato relatore al Parlamento europeo -. È una visione integrata che rafforza il legame tra qualità, cultura e comunità locali».

«Il quadro che emerge è certamente positivo e segnala un attivismo crescente in tutti i territori, con esperienze che testimoniano la vitalità del legame tra Indicazioni Geografiche e turismo – commenta il direttore della fondazione Qualivita Mauro Rosati -. Tuttavia, è necessaria una riflessione sulle regioni del Sud dove, pur in presenza di numerose produzioni di qualità e forte appeal turistico, un numero troppo basso di consorzi pienamente operativi non consente ancora di intercettare appieno le opportunità del turismo Dop, come avviene in altre aree del Paese».

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Fonte: TerraèVita

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