L’inflazione a maggio è rimasta ferma su base congiunturale ed è salita dell’1,7% sull’anno. Sale però il carrello: spesa alimentare a +3,1%. Ritocco al rialzo del Pil nel primo trimestre: da +0,6 a +0,7% il dato tendenziale, +0,5% (da +0,4%) la crescita acquisita nel 2025.

L’inflazione in Italia rallenta, presentando dopo cinque mesi consecutivi di crescita una variazione congiunturale nulla. I dati preliminari Istat relativi al mese di maggio evidenziano infatti un tasso zero, mentre su base annua rispetto a maggio 2024 l’indice è aumentato dell’1,7%, in decelerazione rispetto al +19% del mese precedente, invertendo in questo caso un trend di risalita avviato a gennaio.

Frenata, spiega Istat, legata soprattutto alla dinamica dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +31,7% a +29,1%) e non regolamentati (da -3,4%a -4,3%), degli alimentari non lavorati (da +4,2% a +3,7%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,6% a +3,o%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +4,4%a +2,6%).

Non si tratta ad ogni modo di un arretramento dei listini a tutto tondo e corale, come evidenziato dall’andamento dei soli beni acquistati con maggiore frequenza, il cosiddetto carrello della spesa, che contiene alimentari e i prodotti per la cura della casa e della persona, paniere che su base annua lievita del +3,1%, dal +2,6% rilevato ad aprile. La stessa variazione congiunturale nulla dell’indice generale è in realtà il combinato disposto di dinamiche opposte delle diverse componenti: se da un lato scendono rispetto ad aprile i prezzi degli energetici non regolamentati (-2,1%) e dei servizi relativi ai trasporti (-1,7%); dall’altro aumentano gli alimentari, sia non lavorati (+0,9%) che lavorati (+0,8%), e i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,9%).

Scenario complessivo di riduzione delle tensioni inflazionistiche visibile anche eliminando dal calcolo le componenti più volatili (alimentari non lavorati ed energia), guardando cioè all’inflazione di fondo, che vede un valore tendenziale del 2%, un decimale in meno rispetto a quanto rilevato ad aprile.

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Fonte: Il Sole 24 Ore