Negli USA oltre il 60% dei prodotti venduti sugli scaffali come italiani non è originale. Le stime Ambrosetti: 8,6 miliardi negli Stati Uniti e 69 miliardi nel mondo
Se alla fine i dazi americani dovessero in qualche modo arrivare a colpire il cibo e le bevande italiane, faranno aumentare di quasi 1,1 miliardi di euro il giro d’affari dell’Italian sounding negli Stati Uniti. Le previsioni sono firmate The European House-Ambrosetti, che le presenterà venerdì a Bormio nel corso della nona edizione del forum Food&Beverage.
Italian Sounding
Oggi negli Usa i prodotti agroalimentari che, attraverso nomi o immagini, evocano il made in Italy senza essere stati realizzati in Italia incassano 7,5 miliardi di euro l’anno. Che, per effetto dei dazi, salirebbero dunque del 15%,a 8,6 miliardi. «Dei 7,8 miliardi di euro complessivi che l’Italia esporta negli Usa – spiega Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House-Ambrosetti – oltre 6 miliardi di euro rappresentano prodotti che non hanno alternative sul mercato statunitense, e perciò sono difficilmente sostituibili dai produttori di finto made in Italy. Se questo può essere un vantaggio in termini di impatto sulle esportazioni, qualora i dazi dovessero entrare in vigore faranno crescere l’Italian Sounding, un mercato che colpisce soprattutto i prodotti non sostituibili».
Gli effetti dei dazi
Gli eventuali dazi americani, calcola ancora il think tank, potrebbero generare una riduzione potenziale di 1,3 miliardi di euro di export italiano di food, considerando sia lo sforzo di revisione temporanea dei margini da parte delle aziende italiane, sia la diminuzione della domanda.
All’interno dell’Ue il nostro Paese sarebbe il più esposto all’effetto dei dazi, anche perché gli Stati Uniti sono per noi il secondo Paese per esportazioni di cibi e bevande dopo la Germania (io,8 miliardi di euro). Per la Francia il peso dei dazi sarebbe di 1,1 miliardi di euro, per la Spagna di o,7 miliardi e per la Germania di 0,5.
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Fonte: Il Sole 24 Ore