Nessuna parentela con i Ferrero dell’omonimo gruppo dolciario. «Ahimè no!», risponde all’ovvia domanda Daniele Ferrero, comproprietario e amministratore delegato dell’azienda Venchi (cioccolato e gelati) di Castelletto Stura, in provincia di Cuneo. «In Piemonte il cognome Ferrero è comune», spiega. Ed evidentemente è diffusa anche la passione imprenditoriale per il cioccolato e i dolciumi. «Nel 1998 – dice Ferrero – assieme ad alcuni soci ho acquistato una cioccolateria che fatturava l’equivalente di un milione di euro. Nel 2019 siamo cresciuti a 100 milioni, e per il 2020 prevediamo un ulteriore aumento a 115 o 120 milioni». Per combinazione Ferrero compie 50 anni proprio nel giorno di questa intervista.
Come siete passati in una ventina d’anni da 1 a 100 milioni di euro? «Una prima svolta è stata attorno al 2007-2008, quando abbiamo deciso di non limitarci più a produrre cioccolato da vendere ad altri perché lo rivendessero confezionato con i loro marchi, ma di creare un rapporto diretto col cliente finale aprendo nostri negozi, con il nostro marchio e i nostri prodotti. Poi c’è stato un mutamento graduale, che ha comportato una crescita sempre più forte dei punti vendita all’estero, e si è completata nel 2019, quando su 120 negozi col marchio Venchi, quelli fuori dai confini sono diventati numerosi come quelli in Italia. E nel 2020 ci sarà addirittura il sorpasso: programmiamo solo 3 aperture in Italia contro 7 in Cina, 3 in Giappone, 1 a Singapore, 2 in Indonesia, 3 negli Usa e 2 in Francia».
Ma i negozi Venchi che cosa sono? Cioccolaterie, o gelaterie, o tutte e due le cose? «Tutte e due le cose: cioccogelaterie. In stagioni diverse i nostri clienti apprezzano gli stessi sapori, poniamo, in versione cioccolatino e inversione gelato. Per le ricette usiamo i medesimi ingredienti: lo stesso cacao dell’Ecuador, la stessa Nocciola del Piemonte IGP, lo stesso Pistacchio Verde di Bronte DOP…».
Fonte: La Stampa